Il mio profondo turbamento si rivolge verso coloro che, con l’ascesa di Trump, prevedono il consolidamento di un mondo dominato da tre superpotenze: Stati Uniti, Russia e Cina, ciascuna con una formula di egemonia all’interno delle proprie sfere d’influenza. Coloro che profetizzano la fine dell’Occidente dovrebbero riconsiderare le loro tesi pessimistiche, sapendo che un cambio di scenario potrebbe intervenire presto, malgrado tutto. Un primo segnale di resistenza è già giunto dalla Corte Suprema, che ha bloccato il decreto presidenziale volto a ridurre i fondi destinati all’Usaid, un’organizzazione cruciale nel supporto alle popolazioni delle aree più vulnerabili del nostro pianeta.
È incredibile pensare che otto decenni di progressi in termini di benessere e consolidamento delle istituzioni democratiche possano essere vanificati, specie dopo aver prevalso ultimamente su tre storici nemici: nazismo, fascismo e comunismo sovietico. Paradossalmente, in questa nuova era, sarebbe inappropriato che a predominare fossero gli scettici, soffocando così le potenzialità di rinnovamento dell’Occidente. In questo contesto globale in continua trasformazione, l’unità europea è fondamentale per difendere le ragioni della “nostra” civiltà.
L’aspirazione universale alla libertà, che appartiene a tutti i popoli, trova nel terreno fertile dell’Occidente un nutrimento che deve continuare a essere coltivato. Da un’angolazione di fiducia e ottimismo, prevedo che già nelle prossime elezioni di metà mandato gli americani contrasteranno il tentativo di ristrutturare l’ordine mondiale mediante politiche protezionistiche. Questa strategia, che alterna minacce a sporadici tentativi di accordo, rischia di rivelarsi miope: l’idea di “predare” l’economia globale potrebbe infatti generare tensioni e conflitti anziché condurre a soluzioni ragionevoli, con prospettive di stabilità.
La vera sfida per gli Stati Uniti consisterà nel riconquistare un ruolo di leadership abbandonando politiche aggressive, per privilegiare invece un dialogo aperto e costruttivo tra le nazioni. La strada da percorrere è complessa, irta di difficoltà, ma imprescindibile per evitare il pericolo della frammentazione, da cui verrebbero conseguenze negative per tutti.