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sabato, Marzo 15, 2025
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Dibattito | In piazza, per l’Europa di De Gasperi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, come contributo al dibattito, questo intervento dell’ex Ministro della Difesa del Governo Conte 1, oggi alla testa di una formazione politica rivendicante la continuità con la Dc.

La Democrazia Cristiana partecipa oggi a Roma al raduno “Una Piazza per l’Europa”, per ribadire il proprio impegno a favore di un’Europa politicamente unita, portatrice di pace e dotata di una difesa comune.

L’Unione Europea, così com’è oggi, rischia di essere percepita come una sovrastruttura burocratica e inefficace, priva di un’anima politica capace di incidere realmente sullo scenario internazionale. Questa non era la visione di Alcide De Gasperi, che già nel 1951, davanti all’Assemblea del Consiglio d’Europa, avvertiva:

“Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale, nel quale le volontà nazionali si incontrino, si precisino e si animino in una sintesi superiore – noi rischiamo che questa attività europea appaia, al confronto della vitalità nazionale particolare, senza calore, senza vita ideale; potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva”.

Oggi purtroppo l’Europa sembra proprio così: una macchina burocratica senza una vera politica estera comune, priva di una strategia di sicurezza condivisa, incapace di rispondere alle grandi sfide globali. Eppure, mai come oggi sarebbe necessario che l’Europa parlasse con una sola voce. La guerra in Ucraina, le crisi migratorie, le tensioni in Medio Oriente dimostrano che il vecchio continente deve smettere di essere spettatore e diventare protagonista della propria storia.

Alcide De Gasperi fu tra i primi a comprendere che la difesa dell’Europa non poteva essere affidata a una somma di eserciti nazionali, ma doveva passare attraverso la creazione di una difesa comune. Nel suo discorso all’Assemblea del Consiglio d’Europa del 1951, sottolineava: “La condizione essenziale per una resistenza esterna efficace è in Europa. È in Europa la difesa interna contro una funesta eredità di guerre civili […] Noi siamo consapevoli di doverci salvare e con noi il nostro patrimonio di civiltà comune e di esperienza secolare”.

De Gasperi vedeva nella Comunità Europea di Difesa uno strumento di pace, non di guerra, un’istituzione che avrebbe consolidato l’unione tra i popoli europei e impedito il ripetersi delle tragedie del passato. Questa non era solo un’idea utopica, ma una strategia concreta per garantire la sicurezza collettiva e superare le divisioni tra gli Stati membri.

L’Europa sta rischiando seriamente di sbagliare strada: anziché costruire una difesa comune con una direzione politica unitaria, ha dato il via a un enorme aumento delle spese militari nazionali senza un reale coordinamento. Come ricordava De Gasperi nel 1952: “Una vera unità organica dell’esercito non è possibile senza una graduale unità politica, la quale a sua volta può resistere soltanto se è contemporanea ad un processo di unificazione economica”.

Ciò significa che senza un governo politico europeo in grado di prendere decisioni strategiche unitarie, qualsiasi difesa comune sarebbe solo un’illusione. Oggi, invece, l’Europa investe miliardi nel riarmo senza nemmeno definire una dottrina strategica comune. Questo è un rischio enorme: si potrebbe finire per avere una moltiplicazione degli arsenali senza un’effettiva capacità di azione unitaria.

Nei Paesi come l’Italia, che non sono riusciti a raggiungere il 2% del PIL in spese per la difesa, è fondamentale poter spendere di più per acquisire capacità operative essenziali, sia per la sicurezza nazionale sia per contribuire alla NATO. Tuttavia, in altri Paesi le risorse mancanti non sono così tante, e non va trascurato il rischio di un riarmo indiscriminato e destabilizzante. Non serve un riarmo dei singoli Stati, ma una deterrenza europea credibile e coordinata.

Un altro punto chiave della visione di De Gasperi riguarda il ruolo dell’Europa nell’ambito della sicurezza globale. L’idea di una difesa comune non doveva sostituire la NATO, ma neppure esserne un semplice duplicato subordinato agli Stati Uniti. Lo stesso De Gasperi dichiarava nel 1951:

“Se la NATO vuol dire difesa collettiva fondata sulla leale esecuzione di un Patto, l’esercito europeo significa la pace garantita strumentalmente e strutturalmente; fondata non solo su di un trattato, ma sulla organica eliminazione di ogni possibilità di ricorrere alla forza fra i partecipanti”.

Purtroppo i decenni passati non hanno dato frutti e l’Unione Europea resta dipendente dalla NATO per la propria difesa, senza una reale autonomia strategica. Il rischio è che le decisioni europee in materia di sicurezza siano sempre subordinate agli equilibri interni all’Alleanza Atlantica o, peggio ancora, ai cambiamenti repentini di rotta dell’alleato principale, anziché rispondere alle reali esigenze del continente. Un rischio ancora più grande, oggi: cosa succederebbe alla difesa Europea se gli Stati Uniti uscissero dalla Nato? Qualche mese fa poteva sembrare fantapolitica, ora è uno scenario da considerare.

Oggi siamo di fronte a un momento decisivo per il futuro della sicurezza europea. Le crisi geopolitiche globali dimostrano che non possiamo più permetterci di essere solo spettatori, né di affidarci esclusivamente alla protezione americana. È arrivato il momento di riprendere in mano il sogno di De Gasperi e degli altri Padri Fondatori.

Per questo, la Democrazia Cristiana aderisce a “Una Piazza per l’Europa”: per chiedere un’Europa capace di difendersi, ma anche di costruire la pace, con una politica estera autonoma e una difesa comune realmente efficace. Non possiamo più aspettare.