14.1 C
Roma
lunedì, Marzo 17, 2025
Home GiornaleEuropa, la difficoltà della piazza a citare la Dc

Europa, la difficoltà della piazza a citare la Dc

La rimozione del pensiero e della cultura democratico cristiana continua ad essere un vulnus per chi si erge a paladino e custode della nuova Europa contro gli oscurantisti e gli anti europeisti.

È un vero peccato che la piazza progressista, “de sinistra” e alto borghese di Repubblica e di tutto il solito e collaudatissimo caravanserraglio di attori, artisti, cantanti, pseudo intellettuali e conduttori televisivi abbia dimenticato radicalmente – questo sì radicalmente – il magistero politico e di governo di Alcide De Gasperi e, con De Gasperi, dell’azione politica della Democrazia Cristiana. Eppure si parlava di Europa, di politica estera e, soprattutto e guarda caso, di “difesa comune europea”. 

Perché questa strana e singolare ma persistente dimenticanza? Semplice. Quella piazza, che è sempre la stessa e che si rinnova periodicamente, ha un pregiudizio politico e culturale ben chiaro e netto. Ovvero, la pregiudiziale anti democristiana, anti cattolica – sono ammessi solo quei cattolici funzionali alla “causa” – e anti occidentale. Tre pregiudizi politici ed ideologici che resistono nel tempo. Questi sì che resistono e in modo granitico. 

Ora, non stupisce affatto che la piazza di Repubblica, di Serra, dei circoli esclusivi e dell’intera sinistra in tutte le sue “100 sfumature di rosso”, abbia clamorosamente dimenticato, e per l’ennesima volta, il magistero degasperiano. Anche perché se si ricorda il De Gasperi della Ced si deve citare anche e soprattutto la lunga e ricca esperienza della Dc e della sua politica estera ed europeista arrivando sino a Moro, Fanfani, Donat-Cattin, Andreotti e Cossiga. Una sorta di atto blasfemo per Serra e compagnia cantante che non potrebbero mai spingersi sino a questo riconoscimento, peraltro oggettivo e storicamente indiscutibile. 

Eppure i leader europeisti di riferimento, secondo questa simpatica compagnia di giro, sono sempre altri. Al punto che la piazza progressista individua i suoi riferimenti simbolici in esponenti – seppur di rilievo e sinceramente europeisti – ma che non sono stati affatto protagonisti nel saper declinare concretamente e politicamente le ragioni originarie e fondanti del progetto eurispota, federalista e democratico. Altroché ‘piazza plurale’ ripetutamente evocata e richiamata dal radical chic Serra e dalla sua cerchia di Repubblica. 

Del resto, è sufficientemente noto che il palco di Piazza del Popolo di Roma, anche se si innova e si aggiorna con lo scorrere dei tempi, non rinnega le storiche costanti che hanno caratterizzato nei decenni quella precisa e determinata cultura politica. Un palco dove non trova cittadinanza il pensiero, la cultura, la tradizione e anche lo stile del cattolicesimo politico italiano, seppur nella sua versione democratica, popolare e sociale. Se non di quei segmenti che, appunto, sono funzionali a quella impostazione laicista, vagamente progressista, alto borghese, salottiera e che rivendica, da sempre, un netta superiorità morale rispetto agli avversari/nemici. Superiorità che è stata, e per l’ennesima volta, richiamata e sottolineata in molti interventi del palco di Piazza del Popolo. 

Ecco perché, al di là delle chiacchiere e della propaganda dei soliti cantori del progressismo alto borghese nostrano, la strutturale rimozione del pensiero e della cultura democratico cristiana quando si parla di Europa continua ad essere un vulnus per chi si erge, per l’ennesima volta e del tutto arbitrariamente, a paladino e custode della nuova Europa contro gli oscurantisti, gli anti europeisti e i soliti ignoranti che non sarebbero moralmente titolati a costruire le “magnifiche sorti e progressive” del futuro. Insomma, quando si parla di Europa e delle sue radici politiche e culturali, c’è ben altro rispetto a Serra, Littizzetto, Scurati, Augias, Vecchioni, Formigli, e la solita giostra. Una notizia nota, forse, alla stragrande maggioranza degli italiani che non erano, però, presenti al comizio di Piazza del Popolo.