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venerdì, Aprile 25, 2025
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L’urgenza in Europa di un forte coordinamento militare e di investimenti

Ratificare oggi il trattato di Parigi sulla Ced, rimasto sospeso per la mancata approvazione da parte dell’Assemblea nazionale francese nel 1954, potrebbe essere il grimaldello che consente di riaprire la partita.

Per ravvivare la memoria del padre della patria Alcide De Gasperi nel 2025 non sembrano esserci alternative nella scelta della tematica saliente: l’Europa. Egli ci è maestro di come l’Europa unita va immaginata e concepita, più che astrattamente sognata, e di come va costruita, con pazienza e determinazione.

È a suo tempo nella reazione con il pensiero di De Gasperi che si costruisce una sorta di selezione naturale per gli altri padri dell’Europa unita, tutti suoi amici e ferventi ammiratori: Adenauer, Schuman, Spaak, Retinger. L’insegnamento dello statista di Pieve Tesino diventa tanto più valido e di attualità, senza alcuna uscita dalla profonda validità, quanto più l’Europa degli ultimi venticinque anni si rivela smarrita, pseudo-tecnocratica, incapace di essere animata da una sincera ispirazione sopranazionale a favore di riferimenti tutto concentrati erroneamente sul dato nazionale: questo diventa infatti l’unica realtà visibile agli occhi di leader non evoluti.

La catastrofe dell’idea di Europa potremmo dire che sono stati i diciotto anni (quasi un ventennio) di cancellierato incontrastato di Angela Merkel: la cui formazione culturale aveva (ed ha) l’imprinting del comunismo Ddr e del vetero-luteranesimo (altro che unum sint….). Siccome della ex cancelliera è vietato parlarne male, non si capisce nemmeno come e da dove potranno scaturire le idee per tornare a De Gasperi. Notiamo incidentalmente che Angela Merkel sta profondendo in patria ogni vasta energia che vede la santificazione di una terna santa composta, oltre che da sé stessa, anche da Konrad Adenauer e da Helmut Kohl. Davvero non sa di cosa parla. L’Unione bancaria, l’Unione del mercato dei capitali e l’Unione fiscale sono lungi dal poter essere portate a termine. Merkel ha posto ogni cura perché le cose arrivassero al punto di impasse in cui sono oggi.

E vogliamo parlare del suo predecessore Schröder che diventa russo e va in Gazprom, in accordo con la cancelliera? Questo è il modo di edificare l’Europa? Soprattutto, di prepararla alle sfide? Nell’attuale situazione non si vede chi possa essere il pensatore europeo che nel termine massimo di quattro anni possa condurre le unioni economiche in porto. Tuttavia va fatto. Dobbiamo parlare di cooperazioni rafforzate con coraggio. In questo senso, la proposta di far ratificare oggi il trattato di Parigi sulla Ced del 1952, rimasto sospeso per la mancata ratifica per un cavillo procedurale da parte dell’Assemblea nazionale francese nel 1954, e dunque di accettare che i Sei di allora procedano alla Comunità Europea di Difesa, potrebbe essere il grimaldello che consente di riaprire la partita. Realizzata l’unificazione degli apparati di difesa di Germania, Francia e Italia, tutto il resto andrà in discesa, con le adesioni progressive dei vari partner Ue.

L’urgenza di un forte coordinamento militare (Unione di Difesa) e di investimenti comuni, quale prospettata da Ursula von der Leyen, a sua volta genera smarrimento invece che determinazione. Nessuno sa da dove cominciare a impiegare un eventuale budget federale. Proviamo a dirlo noi: da intelligence unificato; da costituzione di due nuove fattispecie di arma, accanto a esercito, marina, aviazione, e cioè spazio e cibernetica-elettronica-robotica. Inoltre, realizzazione immediata della versione europea della israeliana Iron Dome. L’industria europea si deve mettere in grado di produrre queste cose subito. Dei cannoni, dei carri armati, delle munizioni e degli aerei si parlerà aggiuntivamente.