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Dibattito | La questione controversa del 18 aprile 1948

Non bisogna confondere il magistero politico di De Gasperi con le categorie politiche contemporanee. L’autore, con argomentazioni sue proprie e in piena libertà, rimarca la critica alla strumentalizzazione del passato.

La lettura politica, culturale e storica del 18 aprile 1948 continua ad essere distorta. Per non dire strumentale ed interessata. Ci sono, al riguardo, varie letture che sono anche il frutto della confusione che attualmente caratterizza la politica italiana. Basti pensare, per fare un esempio di questi giorni, che un piccolo partito personale – quello di Italia Viva – pensa di essere il principale se non esclusivo erede del magistero politico di Alcide De Gasperi di un “partito di centro che guarda a sinistra”. Cioè un partito che si allea, oggi, con la sinistra populista e demagogica di Conte, quella radical/massimalista della Schlein e quella estremista ed ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Appunto, una contraddizione in sè che non merita ulteriori commenti.

Un secondo esempio lo possiamo ricavare direttamente dalla storiografia della sinistra italiana – quella più classica ed ufficiale – che legge il 18 aprile come una vittoria dello schieramento conservatore e di destra contro il “Fronte Popolare”, cioè la sinistra dell’epoca nel suo complesso.

Una lettura che nel corso degli anni è leggermente cambiata anche se ancora recentemente è stata riproposta sulle colonne del Corriere della Sera da un osservatore attento anche se politicamente schierato come Aldo Cazzullo.

In ultimo, e solo per citare le letture principali della storica vittoria del 18 aprile della Democrazia Cristiana, e quindi dell’intuizione politica degasperiana, è che da quel momento è partita nel nostro paese una prospettiva di centro sinistra. Come se il 18 aprile avesse segnato, quasi di diritto, l’esordio di una coalizione di centro sinistra che trova una perfetta corrispondenza con l’alleanza di sinistra e progressista contemporanea. Ora, se è a tutti evidente che il passato, soprattutto quello più lontano, non è replicabile in nessuna forma e in nessun modo, è altrettanto chiaro ed evidente che la storia non può sempre e solo essere manipolata e volgarmente strumentalizzata. 

Non è possibile, per entrare nello specifico, confondere la stagione degasperiana – quando si parla della vittoria del 18 aprile 1948 – con una prospettiva di centro sinistra. Stagione che, invece, è decollata in un secondo momento, dall’inizio degli anni ‘60 in poi, con l’alleanza con il Psi e l’ormai celebre “allargamento delle basi democratiche del nostro paese”. Ma per potere arrivare al ruolo del Pci – e penso a tutti coloro che confondono la sinistra culturale, politica, sociale e di governo con i comunisti o gli ex comunisti o i post comunisti – nella costruzione di una prospettiva politica di centro sinistra, dobbiamo aspettare gli inizi degli anni ‘90 con l’Ulivo e la liquidazione definitiva della cosiddetta prima repubblica. Altroché il centro sinistra antesignano di De Gasperi e la sua Democrazia Cristiana, quella Democrazia Cristiana. Per non parlare, com’è altrettanto ovvio ed evidente, dell’attuale sinistra sideralmente lontana da qualsiasi cultura di governo ed approccio riformista e liberale.

Ecco perché quando si parla del 18 aprile 1948, almeno per onestà intellettuale se non per rigore storico, occorre essere il più possibile corretti e coerenti con la vera storia politica del nostro paese. Perché continuando a confondere il magistero politico, culturale, istituzionale e di governo di Alcide De Gasperi con le categorie politiche contemporanee non solo si falsifica la storia del passato ma, quel che è peggio, si contribuisce anche a descrivere la stagione contemporanea con una lettura che non affonda le sue radici in quel passato, ma solo e soltanto nella propaganda qualunquista e volgare del presente.