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giovedì, Aprile 24, 2025
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Il Mediterraneo senza Francesco

La morte del Papa “venuto dalla fine del mondo” lascia scoperta la frontiera più fragile dell’umanità. Il suo sguardo sui migranti manca oggi più che mai, mentre il Mediterraneo torna confine e tragedia.

La scomparsa di Francesco, il primo vero Papa dei migranti, lascia un vuoto enorme e apre interrogativi profondi.

Si deve sperare, anzitutto, che il nuovo Papa riempia questo vuoto e non metta la questione come una fra le tante altre. Questo, infatti, per tutto l’Occidente sviluppato è un punto nodale che suscita paura e scandalo.

Sorgono poi alcuni interrogativi, almeno 4, ancor più inquietanti osservando la meticolosa devozione del nostro governo, nei confronti del Papa che non c’è più. Non giudichiamo certo il cuore dei singoli governanti, ma ascoltare la Meloni che si profonde pubblicamente in ricordini personalistici, in fatterelli avvenuti nelle udienze privilegiate ottenute, lascia sbigottiti e preoccupati. Neanche una parola che ricordi i gesti concreti, prima ancora degli insegnamenti, compiuti da Francesco per scuotere i poteri e le istituzioni nel loro cinico e costante utilizzo della questione migratoria come arma di distrazione di massa, come incitamento costante alla paura e all’allontanamento che sa di razzismo.

1.Il primo interrogativo riguarda la quasi scomparsa del nemico numero uno del governo Meloni, individuato nella figura dello “scafista”. Ovvero quella di un miserabile prezzolato per traghettare gruppi di umanità in cerca di speranza. Ormai da un po’ di tempo questi piccoli uomini si dileguano appena il natante giunge in acque internazionali, lasciando il timone a qualche disperato a bordo o a nessuno. Dunque dove sono i nemici della signora Meloni? Quanti veri scafisti abbiamo catturato e condannato negli ultimi 3 anni? E’ sempre più evidente come la lotta a queste inesistenti figure serve solo a mascherare misure drasticamente persecutorie nei confronti dei migranti e indicibili accordi riservati con i veri capi del traffico di vite umane che risiedono riccamente in Libia, che viaggiano all’estero e tornano in patria con i nostri voli di Stato.

2.Un secondo interrogativo riguarda i fatti drammatici di questi giorni, passati sotto silenzio da notizie purtroppo di maggior portata. La nave Life Support di Emergency è arrivata martedì sera al porto di Ravenna con il suo carico di 82 stremati migranti (tra cui 11 donne e 24 minori non accompagnati) salvati dal naufragio giovedì 17, nel mare del canale di Sicilia. Il solerte ministro dell’interno, un prefetto che ha giurato fedeltà alla Repubblica, amico intimo di Salvini, ha “prontamente” assegnato come porto sicuro lo scalo di Ravenna. Si è trattato di un vero, inutile calvario di 4 giorni in più di navigazione, con 2 “vantaggi” per il governo: fare uno “sgarbo” agli amministratori emiliano-romagnoli di centrosinistra e togliere la nave di soccorso per circa 8-10 giorni dal braccio di mare più pericoloso, onde condannare di fatto a morte i poveretti ignari che nei medesimi giorni vi transitano. Neanche la morte di Francesco ha sollecitato un gesto di pietà, quantomeno alla sua straordinaria memoria. Si poteva richiamare la nave e farla sostare prima. No, questo no! Tutte le navi delle ONG vengono sistematicamente costrette a fare centinaia di miglia nautiche in più. Se il Mediterraneo è diventato un “confine disumano” lo dobbiamo al governo Meloni. Un confine tragico più ancora di quello del Messico, dove il maggior rischio è di essere catturati. Ma il mare no, il mare ti inghiotte per sempre. Papa Francesco lo sapeva bene, per questo appena eletto si recò a Lampedusa, per chiedere pietà all’Italia e al mondo, per condannare senza riserva le politica dello “scarto”. 

 3.Un terzo interrogativo riguarda i centri costruiti in Albania, come luoghi di detenzione di migranti richiedenti asilo o destinatari di provvedimenti di rimpatrio. Una formula dove si mescola il problema carcerario con quello della migrazione. Il fallimento di questa operazione, del quale Meloni vistosamente non parla, è sotto gli occhi di tutti. Si sa per certo che la potente mafia albanese si è già installata nell’area, per offrire i propri servizi a pagamento a coloro che riescono ad evadere da questi centri. Quando finirà questa orribile tragi-commedia? Forse solo con un nuovo governo di segno opposto.

4.Un quarto ed ultimo interrogativo riguarda l’inesistente complesso delle nostre politiche migratorie. Manca una visione complessa dei problemi. Si fanno convegni sul declino demografico e sul diritto alla vita, sul made in Italy e sulla nostra agricoltura di qualità, sulle bellezze del nostro turismo e sulla nostra sanità. Abbiamo centinaia di borghi abbandonati ed enormi campagne incolte. La vera realtà è, però, che tutti o quasi i nostri giovani migliori emigrano. Servono lavoratori qualificati in ogni settore, specie in quelli dove abbiamo le maggiori potenzialità di crescita. Non siamo in grado di elaborare una politica complessiva delle migrazioni, capace anche di dare una prima formazione professionale nei paesi di origine, creando i profili necessari alla nostra economia. Con i giusti partenariati pubblico-privato questo lavoro non sarebbe neanche così difficile. Ma il nostro governo è così poco qualificato che si dubita pure del fatto che possa quanto meno comprendere la scala e la concretezza di questa problematica. Le politiche migratorie sono sempre di più legate alle nostre realistiche possibilità di sviluppo. Papa Francesco ha insegnato anche questo, che i migranti sono una potente risorsa, forse ormai l’unica in grado di arricchire davvero la società.