La tristezza per la scomparsa di Papa Francesco ha attraversato trasversalmente tutto il mondo del lavoro. L’attenzione al lavoro e ai lavoratori ha caratterizzato in modo significativo gli anni del suo pontificato; numerosi sono stati i suoi interventi a favore dei diritti dei lavoratori, espressi con la chiarezza che ne ha sempre contraddistinto lo stile.
Rileggendo alcuni documenti ufficiali (Laudato si’, Fratelli tutti), riascoltando suoi interventi, omelie, messaggi e post sui social, emerge una costante attenzione al tema: dal lavoro alla sua mancanza, dalla disoccupazione allo sfruttamento, dalla schiavitù al diritto al riposo e alla sicurezza.
Limitandoci alle esperienze vissute in Italia, si ricordano le visite agli stabilimenti industriali di Genova, gli incontri con i lavoratori in Piemonte e Sardegna, e le udienze dedicate a importanti aziende ed enti pubblici italiani.
Francesco ha dedicato grande attenzione anche alla specificità del sindacalismo italiano, con un approccio non formale, mostrando anzi una conoscenza approfondita delle capacità e dei limiti del movimento sindacale nazionale e dei suoi dirigenti.
È intervenuto parlando a tutte le Confederazioni, consapevole che, pur nella giusta laicità dei sindacati, non esiste più da tempo un’organizzazione caratterizzata in modo specifico dall’ispirazione alla dottrina sociale della Chiesa. Oggi dirigenti e militanti cattolici sono ampiamente presenti in tutte e tre le grandi centrali confederali.
Ciò che un tempo fu primato della CISL, da anni non è più tale: la stessa CISL non privilegia più sistematicamente quadri dirigenti provenienti da esperienze di ispirazione cattolica. La generazione di dirigenti cislini tra i quaranta e i cinquant’anni, salvo alcune eccezioni legate all’esperienza ciellina, ne è testimonianza.
In questo quadro si colloca il duro richiamo di Papa Francesco alla trasparenza e all’impegno nelle periferie, durante l’udienza ai delegati del XVIII Congresso confederale del 2017:
«Forse la nostra società non capisce il sindacato anche perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei “diritti del non ancora”: nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro. Pensiamo al 40% dei giovani sotto i 25 anni che non hanno lavoro. Qui. In Italia. E voi dovete lottare lì! Sono periferie esistenziali. […] Non c’è una buona società senza un buon sindacato, e non c’è un buon sindacato che non rinasca ogni giorno nelle periferie, che non trasformi le pietre scartate dell’economia in pietre angolari. Sindacato è una bella parola che viene dal greco “syn” e “dike”: giustizia insieme».
Parole forti, che turbavano molti di noi presenti. Sta ora ai conoscitori e ai dirigenti attuali della CISL valutare se questi richiami siano stati recepiti e tradotti in praticaUn altro momento storico fu l’udienza ai quadri e dirigenti della CGIL nel dicembre 2022, chiesta dal segretario generale Landini e concessa dal Papa come pastore di tutti, senza pregiudizi. Un incontro che segnò uno spartiacque: mai prima cinquemila delegati del sindacato storicamente legato alla sinistra erano entrati nell’Aula Paolo VI. Anche diverse federazioni della UIL, nella quale oggi militano dirigenti provenienti dal cattolicesimo sociale, furono ricevute.
L’omaggio al feretro e la presenza ai funerali dei Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL potrebbero essere auspicio di una ritrovata unità del movimento sindacale confederale italiano. Sarebbe un “piccolo”, ma importante, lascito di Francesco al mondo del lavoro.
I cambiamenti organizzativi in atto, le crescenti diseguaglianze sociali e la lotta contro la “cultura dello scarto” richiedono il superamento di divisioni e un impegno sindacale congiunto.
Forse anche così si potrà lenire il senso di tristezza che la scomparsa di Francesco lascia in questi giorni.