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giovedì, Maggio 1, 2025
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Da Valencia a Roma: dai Popolari europei una spinta a cambiare

Tajani ha utilizzato il congresso dei Popolari europei per rafforzarsi in Italia. L’augurio è che questo percorso prosegua e che Forza Italia assuma il profilo moderato di cui l’Italia ha bisogno.

Si è concluso l’altro ieri il congresso del Partito Popolare Europeo, tenutosi a Valencia. Nonostante il blackout che lunedì ha colpito la penisola iberica, raggi di luce politica hanno illuminato l’appuntamento cruciale che ha delineato l’assetto dei Popolari negli anni a venire. Confermato Weber, si registrano passi avanti importanti per i Paesi del Mediterraneo, con ala spagnola Dolors Montserrat, già ministra della salute in Spagna, eletta nuova segretaria generale. Il francese François Xavier Bellamy è il nuovo tesoriere. Dei 10 vicepresidenti, 4 sono del sud Europa, il portoghese Paulo Rangel, la croata Dubravka Suica, il greco Kostis Hatzidakis. Straconfermato anche Antonio Tajani, secondo nelle preferenze dietro al premio finlandese Petteri Orpo, ma primo per applausi e cori all’annuncio della rielezione.

La delegazione italiana si è contraddistinta anche per aver promosso un documento intitolato “Il patto sulla competitività del PPE per l’Europa: un nuovo impulso per occupazione e crescita”, a prima firma proprio del ministro degli esteri, che tanto successo ha riscosso tra i delegati. Alcuni, maliziosamente hanno fatto notare come l’argomento non sia stato scelto a caso e serva a controbilanciare a livello europeo quello proposto da Draghi, tanto stimato in casa PPE, a partire da Ursula, quanto temuto come competitor in una futura corsa alla successione di Sergio Mattarella. Tajani non ha perso l’occasione di marcare il territorio, continuando la tradizione di utilizzare lo scenario europeo per rinforzarsi in casa.

Ci si augura che questo percorso prosegua con coerenza e che, di conseguenza, Forza Italia sappia aprirsi per diventare quella vera forza moderata e popolare di cui l’Italia ha urgente bisogno, o che possa contribuire a guidarne il processo di creazione.

La guerra in Ucraina, il conflitto a Gaza, la questione dazi e i rapporti complessi con gli Usa, le relazioni con Cina ed India, le tensioni nel continente asiatico e le criticità in Africa e Sudamerica, l’urgenza di un’Europa forte con programmi chiari come quelli elaborati dal congresso PPE affermano di nuovo la necessità di una politica estera credibile e seria. Mai come oggi è l’agenda internazionale a dettare quella nazionale. Questo vale a maggior ragione in Italia, dove la componente leghista, storicamente vicina a Putin e che ha difeso Trump anche sui dazi, prima che cambiasse idea, sembra voler trovare ogni giorno dei nuovi motivi per mettere in discussione la posizione internazionale di Roma.

È chiaro che serva un riequilibrio che dia stabilità, non soltanto in termini numerici ma soprattutto di contenuti. Spetta, come sempre, ai moderati e popolari trovare le forme e i modi per coinvolgere società civile e allargare la base di consenso. I tempi sono già stretti.