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giovedì, 8 Maggio, 2025
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Come sconfiggere il trumpismo? La pura contrapposizione è un errore

Sembra che l’alternativa passi per una postura radicale. Tuttavia l’opposizione alla nuova Destra, in ascesa un po’ ovunque nel mondo, per essere vincente deve riuscire a coinvolgere la più ampia parte di popolazione.

Suggestioni divergenti provocano gli esiti dei recenti turni elettorali in alcuni paesi del mondo occidentale e tutte hanno a che vedere col futuro della democrazia liberale in questa parte del mondo che nel corso del XIX° e XX° secolo ne ha fatto, progressivamente, la propria cifra costitutiva.

E così, se la vittoria dei liberal-democratici in Canada e dei laburisti in Australia ha dato fiducia a quanti, negli Stati Uniti e ovunque in Occidente, temono con giustificata preoccupazione la torsione autoritaria di Donald Trump e del suo movimento MAGA, quella al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania ottenuta da un estremista reazionario e quella del redivivo Nigel Farage (l’architetto della Brexit) nelle elezioni municipali in Inghilterra, così come il consolidato venti per cento e passa della formazione tedesca dai connotati in parte filonazisti, hanno per contro innalzato il loro livello ansiogeno e la loro conseguente inquietudine.

A ben guardare vi sono due differenti, opposte reazioni da parte del fronte liberal-democratico e socialdemocratico dinnanzi alla crescita del fenomeno sovranista radicale guidato dal presidente USA e propagandato nel resto del mondo (sembra essere questo il suo compito principale) dal suo vice JD Vance.

Quella di chi immagina che lo scontro è definitivo, e va dunque radicalizzato: o di qua o di là, non esistono vie mediane e proprio il successo di movimenti come il MAGA statunitense dimostrano che la gente desidera proprio lo scontro ed è disponibile a battersi solo se le opzioni sono chiare, nette, definitive.

Una linea che mobilita con più facilità masse consistenti di individui, giovani in prevalenza ma non solo, e che senz’altro è di più immediata riconoscibilità mediatica, soprattutto nella realtà virtuale dei social (ove qualsiasi ragionamento articolato oltre le due righe diviene fatalmente cassato, ignorato, deriso).

Non è un caso se fra i dem americani, tuttora tramortiti dalla disfatta dello scorso novembre, sono stati il vecchio leone socialista Bernie Sanders e la giovane pasionaria dei diritti civili Alexandria Ocasio Cortez a reagire con veemenza organizzando un tour molto partecipato in diversi stati della federazione.

“Contro avversari radicali estremisti c’è bisogno di assoluta radicalità” sembra essere la filosofia che muove questa reazione. Volendo ben vedere, è quanto stanno proponendo in questo periodo in Italia (non solo con la battaglia referendaria) il capo della CGIL Landini e a ruota la leader del PD Schlein, forse ritenendo che la campagna per le politiche del 2022, pur impostata con lo schema del duello (“rosso contro nero”) sia stata fallimentare nel risultato non perché sbagliata in sé ma piuttosto perché il condottiero (il mite Enrico Letta) non la incarnava adeguatamente con la sua postura da intellettuale più che, appunto, da condottiero.

C’è però anche un’altra forma di reazione, altrettanto dura nella sostanza ma mirata a coinvolgere in essa ampie fasce di popolazione ormai stufe di una contesa politica tramutata in un perenne talk show a colpi di insulti nella quale peraltro eccellono elementi istrionici ed eccessivi come Trump o Farage. Una reazione esemplificata alla perfezione dal premier canadese Mark Carney, che è addirittura un banchiere (come, guarda caso, il nostro Draghi), ma che oltre alla comprovata competenza ha esibito tono muscolare, orgoglio nazionale, certo, ma soprattutto visione di un mondo che non può chiudersi in tante piccole o grandi monadi.

Una reazione che ben si è vista in Germania, dove i Popolari di Friedrich Merz (che, si badi, è un democristiano conservatore, al contrario di Angela Merkel) dopo essere stati tentati dall’idea di inseguire Alternative fur Deutschland sulla sua strada di intolleranza hanno poi optato per approccio e una proposta più tradizionali e coerenti con la propria storia e cultura politica, ottenendo un lusinghiero (ancorché non certo trionfale) successo poi correttamente declinato nel governo di Grosse Koalition con il partito socialdemocratico (avviato per la verità con difficoltà superiori alle previsioni).

Tutto questo per dire che l’opposizione alla nuova Destra avanzante un po’ ovunque per essere vincente deve riuscire a coinvolgere la più ampia parte di popolazionei, perché il punto – decisivo – sarà quello di avere le urne piene, più che le piazze. Perché quella contro il trumpismo e i suoi derivati – più o meno radicali – è una battaglia che non ci si può permettere il lusso di perdere.