Si fa un gran parlare del Papa, insistendo su alcuni segni che non sembrano decisivi. Che porti scarpe nere o rosse, dove stabilisca di dormire e con quale automobile muoversi non è poi così determinante per i cristiani del mondo. È stato giustamente detto che anche la banalità ha pur sempre bisogno di un pensiero per essere un pensiero.
In questi anni si è data troppa attenzione al personaggio del Pontefice, e meno alla sua figura di Padre dei fedeli. Anche il Papa è rimasto vittima, suo malgrado, di un “guardonismo” che richiede una revisione di approccio alla sua persona.
Disciplina e passione per la conoscenza
Leone XIV non avrà difficoltà a far cambiare linea d’orizzonte a chi vorrà commentarne le gesta, o – meglio sarebbe dire – le azioni. Dagli studi matematici avrà tratto la razionalità e l’arte della disciplina a cui ispirarsi e da insegnare al prossimo. Dalla filosofia, la passione per la conoscenza da trasferire agli uomini della terra.
Il nome stesso, Leone, evoca coraggio, forza e maestosità. Si è visto fin dalle prime parole pronunciate al momento della sua elezione: non un raglio d’asino, ma la voce di un uomo capace di lasciare traccia nel cuore del suo popolo.
Un leone che guida, non che comanda
Lo scrittore americano Shaw scrisse Young boys per raccontare una gioventù ruspante e rampante, ossessionata dal successo. Papa Prevost è un americano diverso. Farà da guida, difendendo il suo branco fino allo stremo. Sa bene che anche il leone più indomito, alla fine, perderà le forze, e potrebbe essere dimenticato dai suoi fedeli in attesa che nuove energie tornino a condurli. È il destino di tutti i Papi, anche dei più grandi e persino dei santi.
Papa Prevost si muoverà con determinazione, ma anche con senso di condivisione. Dai primi passi, è chiaro che non sarà come il leone della favola di Esopo, che – malgrado gli accordi iniziali – lasciò a bocca asciutta l’asino selvatico con cui aveva stretto un’intesa.
Il Papa come ago della bilancia
Nella Bibbia, non sarà un caso, il leone è citato tra i quattro esseri che “hanno eleganza nel camminare”; e ancora, “il Signore ruggisce come un leone da Sion”. Il Papa ha subito voluto sottolineare la sua appartenenza agli Agostiniani. Non c’è dubbio che saprà essere ago della bilancia tra tutte le istanze e le componenti della Chiesa che ne costituiscono la ricchezza.
L’ago è uno strumento acuto: sa pungere o rammendare dove occorre, e ha forma affilata per centrare in pieno l’obiettivo o la riflessione necessaria al momento concreto. È stato osservato che l’ago richiami anche l’agire: sospingere, sollecitare i cristiani a riscoprire l’entusiasmo per la Buona Novella. Non è il “duco”, il comandare del capo, ma il compito più profondo di scuotere il gregge, e di mandarlo avanti nel cammino della salvezza.
Pace, ponti, e una campana che richiama
All’esordio da Piazza San Pietro, Papa Prevost ha subito parlato di pace, con un tono che è sembrato di novità, come se mai Francesco e i suoi predecessori l’avessero nominata. Eppure, la pace è una pattuizione, un accordo tra le parti per smettere di infliggersi il male, fino a legarle in un’intesa che ripudia l’uso delle armi.
Il Santo Padre ha parlato anche della necessità di costruire ponti tra gli uomini, e non poteva essere altrimenti. Suona strano che oggi questo sembri così difficile, quando – entrando, ad esempio, nella Basilica di Santa Maria Maggiore – si resta ammirati da quanto seppero fare Papa Liberio, Papa Sisto III, e gli artisti che seguirono.
All’epoca non si disponeva di tecnologie particolari, eppure hanno lasciato capolavori di bellezza perenne. Gli uomini di oggi, invece, non è chiaro quale opera lasceranno per stupire coloro che abiteranno la terra nei secoli a venire. Sono andati sulla Luna, ma hanno perso le traveggole: gli è sfuggita di mano la verità, e forse anche il futuro.
Nel campanile della Basilica, domina – tra le altre – una campana detta “La Sperduta”, che suona la sera, secondo la tradizione, per richiamare una pastorella smarrita o una pellegrina disorientata. Oggi tocca ai cristiani ritrovare il sentiero, con una forza da leoni, per dire al mondo che sono in sintonia con il loro Papa, e che non importa come si vestirà o quali protocolli deciderà di innovare.
Sta di nuovo ai cristiani costruire nuove basiliche di amore nell’universo e sostenere il Papa nel suo impegno. Non c’è leone che non abbia bisogno della sua famiglia.