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mercoledì, 14 Maggio, 2025
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La Pira, il lavoro e la democrazia: attualità di una visione sociale

Sintesi dell’intervento di Patrizia Giunti alla presentazione del volume “Fede, politica e profezia” (a cura di Alberto Mattioli, Ed. In Dialogo), svoltasi ieri presso le Acli nazionali.

1945, un anno fondativo: tra Resistenza, Dottrina sociale e Costituzione

Il 1945 è un anno chiave per comprendere l’attualità del pensiero di Giorgio La Pira. Segna la nascita delle Acli fiorentine, di cui fu primo presidente, e la pubblicazione di due testi fondamentali: La nostra vocazione sociale, dello stesso La Pira, e il Codice di Camaldoli. Ricordare il 25 aprile non è dunque un esercizio retorico, ma un atto di cultura civile e politica, capace di parlare alle generazioni. La Pira visse la Liberazione e gli eventi immediatamente successivi con intensità straordinaria, interpretandoli come il preludio di un nuovo assetto democratico per l’Italia.

 

La Pira e la vocazione sociale” dei cristiani

Nel marzo 1945, pubblicando La nostra vocazione sociale, La Pira esortava i cattolici a superare la logica dell’“orto chiuso dell’orazione” per assumersi precise responsabilità civili: Eseguiremo realmente il nostro dovere di cristiani solo quando avremo contribuito a dare alla società una veste adeguata al comandamento della carità”.

Per lui, il cristiano è chiamato a costruire una società giusta, fondata sulla dignità della persona, sulla solidarietà e sulla condivisione.

 

Il Codice di Camaldoli e la centralità del lavoro

Nello stesso periodo, l’Ave pubblica il Codice di Camaldoli, frutto di un’elaborazione collettiva iniziata nel luglio 1943. Il documento affronta il tema del lavoro in ben 15 enunciati, inserendosi nel solco delle encicliche Rerum Novarum (Leone XIII) e Quadragesimo Anno (Pio XI), ponendo le basi per una nuova riflessione su giustizia sociale, salario dignitoso, diritto al lavoro e partecipazione.

Va riscoperto, in proposito, l’enorme contributo di Pio XII, che nei suoi radiomessaggi tornò più e più volte sul lavoro, rendendolo uno dei temi più ricorrenti del suo magistero sociale.

 

Dalla dottrina sociale alla Costituzione: la visione politica di La Pira

Nel settembre 1945, con l’appoggio di Pio XII, si riaprono le Settimane Sociali. A Firenze, La Pira interviene sul tema della Costituzione, proponendo una via intermedia tra liberalismo borghese e totalitarismo marxista. L’obiettivo: una “Costituzione cristianamente ispirata”, fondata sulla dignità della persona e sul pluralismo sociale. “L’urgenza è quella di creare una Costituzione che metta al centro il lavoro, non come strumento di reddito, ma come titolo di partecipazione politica”.

Per La Pira, il lavoro non è subordinazione all’impresa, ma espressione di corresponsabilità e democrazia sostanziale.

 

Lalternativa al conflitto: partecipazione e corresponsabilità

Nel suo intervento alla Settimana Sociale, egli sottolinea come la partecipazione dei lavoratori all’impresa rappresenti l’alternativa alla logica del conflitto di classe. La condivisione degli obiettivi e degli strumenti dell’economia è, per lui, la strada per una crescita autenticamente umana. Questa visione anticipa il contenuto degli articoli 1, 2 e 4 della Costituzione, che La Pira contribuirà a redigere.

 

Il lavoro come fondamento della democrazia

È utile riportare un passaggio interessante dell’articolo pubblicato da La Pira nel febbraio 1945 su Gioventù: “Fratello operaio, le responsabilità sociali graveranno domani anche sulle tue spalle. Tu sarai chiamato a portare nella società nuova il peso della tua riflessione, resa matura dalla fatica e dall’esperienza”.

Il lavoro diventa così titolo di cittadinanza politica e strumento di realizzazione della democrazia.

Un aneddoto lega La Pira ad Alcide De Gasperi: “Per gli italiani – diceva il futuro sindaco di Firenze – ci vuole per tutti un lavoro e per tutti una cravatta”. Un’immagine semplice ma eloquente, che coniuga dignità e decoro. E dunque, in segno d’amicizia, De Gasperi gli regalò per l’onomastico una scatola di cravatte.

 

Uneredità da attualizzare

La riflessione finale interroga il presente. Viviamo in una società dove il consumo tende a prescindere dal lavoro, riducendolo a variabile provvisoria. Ma senza lavoro, la democrazia resta incompiuta.

Ecco perché l’eredità di La Pira, con la sua forza profetica, merita oggi di essere riscoperta. Per costruire una società fondata su pace, giustizia e partecipazione.

 

Patrizia Giunti

Presidente della Fondazione Giorgio La Pira – Firenze

 

Nota: il testo non è stato rivisto dallautrice.