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domenica, 8 Giugno, 2025
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Dibattito | La sinistra che espelle il centro regala il futuro alla destra

È storia della Repubblica, la sinistra senza il centro non è competitiva. Ci vuole coraggio, ci vogliono prese di posizioni importanti e non le astensioni, come quella sulla così detta “legge Sbarra”.

L’apertura a Milano del circolo Matteotti ha permesso di riunire insieme esponenti della galassia centrista e riformista dell’opposizione. L’evento ha coinvolto esponenti della minoranza democratica, molti dei quali con una posizione differente da quella della segreteria sui prossimi referendum, esponenti di Azione, Italia Viva e piùEuropa. 

La rimpatriata riformista ha contribuito a riprendere molti spunti di riflessione, già citati da Mattarella e Draghi a Coimbra, e tragicamente fuori dal dibattito politico, non un ultimo anche durante il question-time della premier in Parlamento. Il ruolo centrale dell’Europa, la difesa della libertà in Ucraina, l’ingiustificabile strategia dei dazi e il rapporto con Trump, i futuri referendum: tutti temi importanti e sui quali all’interno delle forze di opposizione esistono notevoli contrasti. 

Non sono forse questi i temi sui quali si registrano oggi le principali differenze tra un populista come Conte e i riformisti sparsi nelle varie galassie di centro e nel PD? L’incontro ha dato voce ad una parte di popolazione, sicuramente minoritaria ma decisiva, che spesso trova poco spazio per farsi ascoltare, vuoi perché dispersa in mille rivoli, vuoi perché dal partito guida dell’opposizione spesso si alzano veti. 

Basta vedere cosa è successo dopo la doverosa e coraggiosa presa di posizione di alcuni riformisti del PD in merito ai referendum. Dopo la lettera a Repubblica, infatti, dalla maggioranza del partito sono partiti attacchi, tanto duri da farmi chiedere: ma loro non erano testardamente unitari?

Come già detto in precedenza, sembra che questo spirito unitario sia rivolto solo verso alcuni: 5 Stelle e Verdi-Sinistra; mentre gli altri devono essere relegati al silenzio e devono seguire la leader del PD, anche quando sono in disaccordo. Mi dispiace ma non può funzionare così. Se la leader del PD vuole essere riconosciuta come leader della coalizione, deve adottare veramente uno spirito unitario, accettando e accogliendo anche le idee e le posizioni di chi la pensa diversamente da lei.

Non solo, se le opposizioni vogliono veramente divenire maggioranza ed essere alternativa al centro destra, non potranno mai essere competitivi senza accogliere all’interno dei propri programmi le posizioni e i gruppi di ispirazione centrista e riformista. Lo dicono tutti i sondaggi, lo dirà forse anche l’esito del referendum, l’hanno già detto i risultati delle elezioni regionali in Basilicata e Liguria, ma lo dice in generale la storia della Repubblica italiana: la sinistra senza il centro non è mai stata competitiva e non lo è nemmeno oggi.

Quando la sinistra si polarizza e si estremizza, ripudia i compagni di battaglia centristi o riformisti, si condanna a perdere e lascia praterie infinite ai partiti del centro destra. La segretaria del PD dovrebbe comprenderlo e cambiare atteggiamento verso le storiche istanze centriste. Ci vuole coraggio, ci vogliono prese di posizioni importanti e non le astensioni, come quella sulla così detta “legge Sbarra”.

Ben venga l’iniziativa del circolo Matteotti, ci vuole coraggio anche tra di noi riformisti, il coraggio di alzare la voce e di dire la nostra, il coraggio di mettersi in gioco e di mettere da parte gli individualismi, il coraggio di abbandonare le vecchie case, se ormai lontane, e di costruirne una nuova, dove tutti possono essere accolti. Ci vuole coraggio, d’altra parte se si sceglie di adottare il nome di un sincero democratico come Matteotti, bisogna essere all’altezza del suo spirito e del suo esempio. Non dobbiamo aver paura!

PS: il nome di Matteotti non appartiene alla storia dei popolari ma appartiene di diritto alla storia dell’Italia democratica, sarebbe bello se oltre a Milano, si creassero altri circoli di questo tipo gemellati tra di loro. Magari a Roma, vista la vicinanza del Vaticano, si potrebbe intitolare l’iniziativa a don Sturzo, così da unire con un filo la storia riformista più laica e quella popolare.