In un tempo in cui la politica oscilla tra radicalismo ideologico e opportunismo pragmatico, c’è un’eredità culturale che rischia di restare silente: quella del cattolicesimo democratico. Non è un lascito di militanza confessionale, ma una visione integrale della persona e della società. Oggi, quella visione merita di essere ripensata e incarnata.
Il Circolo Matteotti: un segnale da cogliere
L’iniziativa del Circolo Matteotti a Milano ha segnato un momento simbolico e concreto per il mondo riformista e centrista. Tra esponenti del PD, di Azione, Italia Viva e +Europa, si è colta la volontà comune di ridare dignità a una cultura politica marginalizzata. Ma resta aperta la domanda: correggere il PD o superarlo? La crisi non è solo di rappresentanza, è di orizzonte.
Il filo di una tradizione che tiene insieme
Il patrimonio del cattolicesimo democratico, radicato nella Rerum Novarum e nell’azione di Sturzo, De Gasperi e Moro, è una delle poche visioni capaci di tenere insieme valori, istituzioni e popolo. Non è nostalgia: è un progetto che può aiutare a rispondere alla crisi della rappresentanza, dell’Europa, della democrazia stessa.
Senza centro non c’è alternativa
Occorre coraggio per dire che senza un centro riformista non c’è alternativa credibile al centrodestra. Le elezioni in Basilicata e Liguria lo confermano. Una sinistra che marginalizza i riformisti, che accetta ogni compromesso con 5 Stelle e Verdi ma respinge i suoi ex compagni di strada, si isola in una narrazione autoreferenziale.
Da laboratorio a progetto nazionale
Ben venga il Circolo Matteotti, ma non sia solo testimonianza: diventi laboratorio operativo. Un’infrastruttura culturale e politica che unisca laici e popolari in un progetto comune. Perché Matteotti non è solo della sinistra, come Sturzo non è solo dei cattolici. Entrambi sono coscienze della stessa democrazia.
Una politica che torni adulta
La sfida è rilanciare un pensiero che non fugge la complessità, ma la affronta con radicalità mite. Serve una cultura della responsabilità, una nuova classe dirigente che si senta erede viva di una storia che ha costruito, e può ancora costruire, la nostra democrazia.