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giovedì, 22 Maggio, 2025
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Per i Popolari europei è tempo di scelte coraggiose

Nella confusione del nuovo equilibrio geopolitico globale, i popolari europei devono partire da tre priorità: concretezza delle proposte, solida preparazione della classe dirigente e, soprattutto, schiena dritta, non rinunciando ai propri valori

Veniamo da una scuola e da un filone culturale che si basava sul principio che dovesse essere la politica a guidare i processi economici e sociali, preparare un’agenda e, con processi democratici, convincere la maggioranza dei cittadini più ampia possibile della direzione da prendere. Oggi, fra social media, crescente diseducazione, disinformazione, un dibattito politico degradato, sembra impossibile. Basta vedere i risultati elettorali di domenica scorsa in Polonia, Romania e Portogallo. Vero è che c’è stato un successo delle forze europeiste, ma in Romania l’estrema destra filorussa e antiUe è al 46%, con i rumeni in Italia, Germania, Spagna e Francia a votare in massa per il candidato filo Putin. In Portogallo, l’estrema destra è forte quanto i socialisti e il PPE si ritroverà a fare – di nuovo – un governo di minoranza. In Polonia, la coalizione di governo è sì arrivata prima alle presidenziali, ma sommate insieme, le tre diverse destre polacche superano il 50%. Vedremo al ballottaggio di inizio giugno cosa accadrà, ma non c’è ottimismo.

In tutta Europa, da anni, la destra anti Unione cresce e non si vedono margini per arrestate un’ondata populista che ha come effetto quello di disgregare la società e ostacolare o, quantomeno, rallentare il lavoro delle Istituzioni europee. 

In questo contesto, la maggior parte delle forze popolari ha accordi elettorali o di governo con la destra. Sembra necessario uno sforzo per capire cosa fare, senza ipocrisie, delineando una strategia. In attesa di tempi migliori, è questo il destino dei Popolari europei? Guidare quando sono forti e, in realtà dove è difficile raccogliere consenso, aggregarsi alle forze conservatrici se non reazionarie? Non ci sono risposte facili e valide per tutti i 27 Stati membri. Certo, governare è fondamentale. Inoltre, dovunque i populisti sono andati al governo hanno poi visto sgonfiare se non crollare il proprio consenso. Lo stesso Regno Unito, dopo la Brexit, adorata non a caso da tutti gli antieuropeisti, è tornato sui suoi passi e lunedì ha iniziato un nuovo processo di cooperazione con l’Ue. Dato che fa più rumore un albero che cade rispetto a una foresta che cresce, questa notizia è passata quasi inosservata. L’alternativa, cioè un accordo con le forze socialiste è problematica: sono senza narrativa e identità, rischiano di trascinare, nel grigio di un governo di compromesso, anche i programmi e i principi dei popolari.

Nella confusione del nuovo equilibrio geopolitico globale che si prefigura, i popolari europei per essere incisivi devono partire da tre priorità: concretezza delle proposte politiche, solida preparazione della classe dirigente e, soprattutto, schiena dritta, non rinunciando ai propri valori. È la sfida di una generazione che da questo sarà misurata non solo alle elezioni, ma dalla storia.