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sabato, 24 Maggio, 2025
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In Europa cresce la pressione dell’estrema destra: non bisogna contenerla ma contrastarla

Esprit, la rivista fondata da Emmanuel Mounier, pubblica sul suo sito una nota della redazione (“L’orizzonte politico europeo”) che suggerisce alle forze democratiche di non lisciare il pelo della nuova destra.

Sulle tre elezioni che si sono tenute domenica 18 maggio 2025 (le elezioni presidenziali in Romania, il primo turno delle elezioni presidenziali in Polonia e le elezioni legislative in Portogallo), si possono fare alcune osservazioni allo stesso tempo convergenti e preoccupanti. In tre i casi, i soggetti centristi e filo-europei – il sindaco di Bucarest, Nicușor Dan, in Romania, quello di Varsavia, Rafał Trzaskowski, in Polonia, e l’Alleanza democratica in Portogallo sono arrivati in testa. Ma questi successi sono tutti a metà, sullo sfondo di una forte spinta delle forze di estrema destra, sicché offrono un concentrato delle minacce che pesano sull’orizzonte politico europeo.

In primo luogo, c’è la crescente esposizione degli spazi pubblici alle offensive prodotte dalle interferenze della Russia, il cui potere di destabilizzazione è stato decuplicato dal ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. In Romania, l’annuncio di George Simion, il candidato di estrema destra sconfitto, che ha presentato un ricorso per ottenere a sua volta l’annullamento delle elezioni (dopo quella di Călin Georgescu nel novembre 2024), ne è un sintomo evidente. 

Comunque, queste elezioni testimoniano anche la difficoltà delle forze liberali e filo-europee a rappresentare, in contesti ecologici sociali ed economici ansiogeni,  una via per il futuro. In Polonia, il risultato deludente di Piattaforma civica di Donald Tusk contrasta con la performance del partito Diritto e giustizia e ancora di più con quella dell’estrema destra, incarnata dal partito Confederazione. In Portogallo, dove a lungo la memoria della dittatura ha fatto da baluardo all’estrema destra, il partito Chega ha ora lo stesso numero di deputati del Partito socialista. Come in altri paesi europei, la memoria del peggior passato si dissolve, con ciò permettendone il ritorno.

In un panorama politico così frammentato, le possibilità di compromesso sono scarse, se non inesistenti. Una pressione crescente si esercita in particolare sulle forze di centrodestra, che esitano tra due strategie. La prima è quella dell’unione delle destre, il cui caso italiano rappresenta l’esempio più avanzato in Europa. La seconda, non meno pericolosa, consiste nell’adottare il discorso, le preoccupazioni e talvolta una parte dei programmi dell’estrema destra, nella vana speranza di poterla così ridimensionare. Al contrario, l’avvenire democratico del continente dipende dalla nostra capacità di resisterle.

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