Una casa affacciata sul cupolone di San Pietro, una madre silenziosa e operosa, quattro figlie, una sorella, una tata e un padre che non voleva tende alle finestre: così si apre il lungo racconto di Cecilia De Gasperi, figlia di Alcide, raccolto da Giuseppe Sangiorgi. È un ritratto familiare ricco di aneddoti, episodi inediti e confidenze che illuminano da vicino la figura dello statista: l’uomo, il marito, il padre e il credente.
Dal tinello di Sella, dove annotava i soggiorni estivi con ironia classica (“anabasi” e “catabasi”), alle stanze romane del nascondiglio durante l’occupazione nazista, De Gasperi emerge come uomo essenziale, nutrito dalla fede e dal senso della responsabilità. Mai un commento astioso, neppure contro Guareschi che lo accusò ingiustamente. Mai una concessione al potere come privilegio, ma sempre come servizio.
Accanto a lui, la moglie Francesca: colta, poliglotta, instancabile, protagonista discreta e indispensabile della sua vita. E poi le figlie, ciascuna con il proprio destino: Maria Romana, Lucia, Lia e Paola. Testimoni silenziose ma attente, complici affettuose di un padre che insegnava le costellazioni con la carta bucata, che leggeva Esiodo in greco e che si commuoveva davanti ai nipotini.
È attraverso questi ricordi che Alcide De Gasperi rivela la sua verità più profonda: un’esistenza fondata sull’essenziale, lontana dai clamori, radicata nella preghiera e nella responsabilità. Una vita coerente fino all’ultimo gesto, con la parola “Gesù” sussurrata come saluto estremo.
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