Roma, 3 giu. (askanews) – I sudcoreani si recano oggi al voto per scegliere un nuovo presidente. Opposti tra un candidato progressista – favorito dai sondaggi – deciso a punire le forze responsabili del tentativo d’imposizione della legge marziale dell’ex presidente Yoon Su-yeol e un conservatore.
Le elezioni si tengono esattamente sei mesi dopo che Yoon ha decretato la legge marziale in un annuncio a sorpresa, che ha dovuto ritirare in poche ore. Questi eventi hanno portato all’incriminazione, all’impeachment e alla destituzione definitiva dell’ex presidente.
Cinque ore dopo l’apertura dei seggi, alle 6 del mattino locali, il 18,3 per cento, ovvero circa 8,1 milioni, dei 44,39 milioni di elettori aventi diritto aveva già espresso il proprio voto in 14.295 seggi elettorali, secondo la Commissione Nazionale Elettorale (Nec).
L’interesse degli elettori per queste elezioni appare elevato: il 34,74 per cento degli iscritti ha già votato nelle votazioni anticipate di giovedì e venerdì, la seconda percentuale più alta dal 2014, anno d’introduzione del voto anticipato.
Lee Jae-myung, il candidato progressista del Partito democratico (PD), ha fatto campagna promettendo di sconfiggere le “forze insurrezionali” guidate da Yoon. Kim Moon-soo, il candidato del conservatore Partito del potere del popolo (PPP), ha sfruttato i numerosi processi in corso contro Lee e il suo stile di leadership aggressivo per promettere un futuro libero dalla “dittatura”.
Lo scrutinio dei voti inizierà poco dopo la chiusura dei seggi. Secondo la NEC, un vincitore è atteso intorno alla mezzanotte locale, anche se il conteggio dei voti sarà probabilmente completato nel mattino di mercoledì (nella notte in Italia). Poiché l’elezione si svolge in anticipo per sostituire Yoon, il nuovo presidente assumerà immediatamente l’incarico senza alcun periodo di transizione.
La cerimonia d’inaugurazione avrà verosimilmente luogo poche ore dopo presso l’Assemblea Nazionale, anche se i dettagli saranno confermati una volta designato il presidente eletto.
In totale, cinque candidati si contendono la massima carica politica dopo che due si sono ritirati durante la campagna.
Oltre a Lee e Kim, concorrono Lee Jun-seok del Nuovo partito riformista, Kwon Young-guk del Partito democratico del lavoro e Song Jin-ho, indipendente.
I sondaggi condotti prima del blocco di tutte le rilevazioni nazionali della scorsa settimana mostravano Lee del Partito Democratico con un vantaggio confortevole di circa 10 punti percentuali su Kim, sebbene il margine fosse diminuito rispetto ai periodi precedenti.
Il sostegno per Lee si attestava intorno al 40 percento, seguito da un 30 e qualcosa per Kim e circa un 10 percento per Lee Jun-seok.
Sia Lee sia Kim hanno fatto della crescita economica la loro promessa principale di campagna, ponendo l’accento sullo sviluppo dell’industria dell’intelligenza artificiale.
Sulle questioni di sicurezza, Lee ha promesso di perseguire una diplomazia “pragmatica” in risposta al mutato ordine globale, mentre Kim ha sottolineato la necessità di costruire un deterrente contro le minacce nucleari della Corea del Nord.
Entrambi sono concordi sulla necessità di rivedere la Costituzione per sostituire l’attuale mandato presidenziale unico di cinque anni con un sistema di mandato quadriennale rinnovabile una volta.
Kim si è impegnato a ridurre il proprio mandato a tre anni per allineare la durata della presidenza a quella dei membri dell’Assemblea Nazionale a partire dal 2028.
Lee, invece, ha proposto di indire un referendum sulle modifiche costituzionali e di applicare i cambiamenti a partire dal 2030.