La crisi della rappresentanza e il ritorno del centro
Cari Amici,
da più parti si sente proporre l’ipotesi di una ricostruzione della Democrazia Cristiana, sono diversi i movimenti che rivendicano una pretesa continuità giuridica con il partito che ha rappresentato l’unità dei cattolici in politica. Sono nate anche iniziative diverse sempre ispirate al progetto di un partito di ispirazione cristiana.
L’astensionismo elettorale, vicino al 50%, non può non porre il problema di una attuale insufficienza dell’offerta politica: è probabile che molti elettori si astengano dal partecipare al confronto elettorale, non sapendo a favore di chi poter esprimere né un voto di adesione né un voto di protesta.
Il dibattito politico, radicalizzato tra maggioranza e opposizione, si è ormai ridotto a un confronto rissoso, dove i ragionamenti sono sopraffatti dagli slogan e la faziosità delle argomentazioni non consente a tanti potenziali elettori di poter effettuare una scelta consapevole e condivisa.
Il confronto tra coalizioni e l’illusione del bipartitismo
C’è da chiedersi se il tendenziale e mai raggiunto bipartitismo, con la consequenziale logica dell’alternanza, possa garantire nel nostro Paese i risultati dei sistemi democratici di matrice britannica.
La tradizione inglese, e sino a qualche anno fa anche quella americana, si basava su un elettorato moderato intermedio che garantiva l’alternanza al governo; questo sistema assicurava il “congelamento” delle ali estreme, sicché per ottenere il successo elettorale i partiti dovevano intercettare l’elettorato moderato, presentando i candidati più vicini a questo settore intermedio.
Nel nostro Paese questo utile risultato, che dovrebbe garantire un governo essenzialmente moderato, non si è verificato giacché le coalizioni di destra e di sinistra determinano una logica inversa rispetto a quella che nei sistemi anglosassoni garantiscono compagini di governo di tipo moderato.
Le ali estreme premiate, il centro penalizzato
Infatti, le coalizioni lungi dal “congelare” le ali estreme, finiscono per esaltarle, in quanto i partiti all’interno delle coalizioni sono in realtà in concorrenza tra loro sul piano elettorale, il che fa sì che i partiti più moderati temono di essere scavalcati rispettivamente a destra o a sinistra; insomma, le ali estreme che nel sistema inglese tendono ad essere ininfluenti, nel nostro sistema invece, risultano determinanti.
Naturalmente su questo incide anche il sistema elettorale, infatti la democrazia dell’alternanza di tipo britannico si basa su di un sistema di collegi uninominali dove sono proprio i candidati più moderati ad attrarre l’elettorato intermedio, al contrario nel nostro sistema tutti i rappresentanti dei partiti della coalizione, quindi anche quelli più estremisti, hanno titolo ad essere proporzionalmente rappresentati.
Serve una nuova casa politica
Ora, abbandonata l’ipotesi di un bipartitismo italiano e valutata la carenza di offerta politica costituita dalle coalizioni, potrebbe riproporsi la costituzione di un solido partito di centro nell’ambito del quale poter avviare un dibattito interno capace di rifuggire dalle sclerotizzazioni sloganistiche, che invece rappresentano la triste realtà del confronto politico attuale.
Anche all’interno dei partiti attuali non sembra esserci un confronto democratico e un corrispondente dibattito, essendo la nuova logica partitica tutta incentrata su dei leaders, sostanziali padroni dei rispettivi partiti.
Anche all’interno delle coalizioni il dibattito tra i partiti aderenti non appare costruttivo giacché, come si è detto, il confronto rimane finalizzato ad un immediato vantaggio elettorale più che al miglior governo del Paese.
La Democrazia Cristiana funzionava diversamente: al suo interno militavano componenti di destra e di sinistra, ma comunque tutto era finalizzato al successo del partito nel suo insieme unitario, cosa questa che coincideva con la ricerca del bene comune nell’azione di governo.
Un confronto fondato sui valori
Come si è detto è di tutta evidenza la differenza tra un dibattito che si svolga all’interno di uno stesso partito rispetto al confronto tra partiti diversi ancorché accomunati nella stessa coalizione.
In questa fase storica è fondamentale poter affrontare i tanti problemi che si affacciano in questo mondo così travagliato nell’ambito di un dibattito che può essere costruttivo solo tra quanti condividono fondamentali valori etici e sociali, dove non contino destra e sinistra ma la ricerca di soluzioni ragionevoli in linea con i sentimenti e le volontà di tutti i potenziali elettori.
Sono queste le motivazioni che possono essere poste a base della ricostruzione di un partito di ispirazione cristiana, capace di recuperare un ruolo di centro, all’interno del quale il dibattito possa essere finalizzato a quei necessari compromessi che sono il frutto della buona politica.
Una proposta concreta
Si può pensare ad una convention di tutti i partiti e movimenti di ispirazione cristiana per arrivare gradualmente alla configurazione di un soggetto politico unitario capace di rivolgersi anche a quella parte di elettorato che oggi si astiene a fronte di proposte politiche spesso demagogiche e comunque orientate soprattutto a combattere l’avversario anziché essere propositive sui tanti temi che affollano non solo l’attualità ma anche l’immediato futuro.
Va combattuto l’imbarbarimento della nostra società, vanno riproposti i valori fondanti della comunità e va data una casa comune ai tanti movimenti che in ambito cattolico sono pronti a mobilitarsi, ma che nella attuale situazione finiscono per avere rilevanza solo locale.
Credo che in questa contingenza sociale e politica vada rinnovato l’appello “ai liberi e ai forti”.