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sabato, 28 Giugno, 2025
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L’arte del cazzeggio non è eredità democristiana

Lo battuta di Casini al Foglio fa riflettere, amaramente. È possibile tornare seri o questo, ormai, è un vano auspicio?

Sono dispiaciuto per Casini. Conversando con Il Foglio, ieri se ne è uscito come mai avrebbe dovuto, facendo della sua (e nostra) storia una barzelletta. Gli è stato fatale l’abbraccio con Franceschini sotto gli occhi del giornalista. È scattata l’eccitazione.“A noi vecchi democristiani è rimasta l’arte del cazzeggio. Andiamo in Rai!”. In fondo è un’offesa anche per giornalisti, tecnici, operatori di via Teulada e Saxa Rubra. Sembra che la professionalità da quelle parti equivalga a maneggio di effimero e non sense –  non scomodiamo il mito di Arbore.

Serietà e responsabilità, non buffonerie

Certo, Casini non è stupido: scherzando e ridendo – a proposito di cazzeggio – siede in Parlamento da più di trent’anni. In un tempo in cui i veri democristiani dovrebbero riarmarsi della vocazione pedagogica che li ha resi abili nell’arte della mediazione tra valori universali cristiani e impegno politico al servizio delle istituzioni, stona la metamorfosi nell’imptobabile arlecchino collettivo che chiama al riso e alle buffonerie.

Meglio tacere

Non è questo il motivo che regge alla prova degli accadimenti e al bisogno di risveglio morale di un’Italia dispersa. La banalità non è il destino dei pronipoti di Sturzo e De Gasperi, né può essere il bando dei liberi e forti che tornano a ragionare pubblicamente. Nel caso, meglio soprassedere.