Un’intesa tra Paesi lontani ma solidali
In un’epoca di crescenti tensioni geopolitiche, due nazioni geograficamente distanti, le Filippine e la Lituania, hanno siglato un accordo di sicurezza che sottolinea una preoccupazione condivisa: l’avanzata di un “asse autoritario” che minaccia l’ordine democratico mondiale. L’intesa, firmata lunedì a Manila, mira a rafforzare la cooperazione in settori cruciali come la sicurezza informatica, l’industria della difesa, la produzione di munizioni e la sicurezza marittima.
Un’alleanza oltre Washington
La firma del memorandum d’intesa tra il Segretario alla Difesa filippino Gilberto Teodoro Jr. e la sua omologa lituana, Dovilė Šakalienė, rappresenta un passo significativo nella strategia delle Filippine di tessere una rete di alleanze al di là dei legami storici con Washington. L’obiettivo è chiaro: rafforzare la difesa territoriale del Paese asiatico di fronte alle crescenti pressioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Un fronte comune contro l’asse autoritario?
Šakalienė ha espresso apertamente l’allarme della Lituania riguardo all’emergere di un’alleanza tra Russia, Cina, Corea del Nord e Iran, un tema che aveva già sollevato il mese scorso in un forum internazionale sulla difesa a Singapore. «Quello che vediamo ora è che gli stati autoritari stanno davvero collaborando in modo molto efficiente», ha dichiarato Šakalienė durante una conferenza stampa congiunta con Teodoro, sottolineando come uno degli esiti più preoccupanti di questa cooperazione sia il sostegno alla guerra in Ucraina.
La Cina nel mirino, ma anche nella narrazione
Per le Filippine, la cooperazione con la Lituania si inserisce in un contesto di crescenti attriti con la Cina. Šakalienė ha citato esplicitamente le azioni aggressive di Pechino contro Taiwan e i pescatori filippini nel conteso Mar Cinese Meridionale. Pechino, dal canto suo, ha respinto con veemenza la decisione arbitrale internazionale del 2016 basata sulla Convenzione ONU sul diritto del mare, che ha invalidato le sue rivendicazioni storiche. Manila ha reagito con una strategia di trasparenza e documentazione internazionale.
Rischio semplificazione: il nuovo bipolarismo
Questa autodeterminazione solleva interrogativi complessi. Se da un lato è innegabile la necessità di difendere il diritto internazionale, dall’altro si deve riflettere sul rischio di ridurre il panorama geopolitico globale a una contrapposizione binaria tra “democrazie” e “autocrazie”. Tale semplificazione potrebbe alimentare una nuova Guerra Fredda, distogliendo l’attenzione da radici più profonde: disuguaglianze storiche, sfruttamento delle risorse, tensioni irrisolte.
Difesa o diplomazia? Le strade divergenti
L’enfasi sull’industria della difesa e sulla produzione di munizioni, pur necessaria in un contesto di minaccia, potrebbe essere riequilibrata con investimenti in diplomazia, sviluppo sostenibile e mediazione internazionale. Le strategie di sicurezza dovrebbero abbracciare una logica cooperativa, conforme allo spirito della Carta delle Nazioni Unite.
Chi beneficia del confronto?
Una prospettiva critica invita a interrogarsi sugli interessi che beneficiano dell’intensificazione delle tensioni. Le grandi potenze e i complessi industriali-militari hanno spesso un ruolo non secondario. La sfida consiste nel promuovere una sicurezza collettiva e inclusiva, fondata sul dialogo multilaterale e sulla risoluzione pacifica delle controversie.
Contro l’esclusione, per la cooperazione universale
Infine, la difesa della democrazia e dei diritti umani non dovrebbe sfociare in esclusioni identitarie. Le critiche ai regimi autoritari devono sempre accompagnarsi a sforzi per costruire ponti e affrontare le sfide globali – cambiamento climatico, pandemie, crisi economiche – che travalicano le divisioni politiche. L’accordo tra Lituania e Filippine può essere un monito, ma anche un’occasione per ripensare radicalmente l’idea stessa di sicurezza globale.