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venerdì, 4 Luglio, 2025
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Populismo e post-liberalismo: la sfida di Lasch alla religione del progresso

Con il consenso dell’autore, proponiamo un ampio stralcio della sua recensione al libro di Carlo Marsonet (Christopher Lash, IBL libri, 2025) apparsa ieri su Avvenire (Capire il populismo americano con Christopher Lasch).

Un dibattito tra Hayek e Jefferson

(…) Lasch intercetta alcune delle principali vertenze relative all’interpretazione della storia contemporanea, a cominciare da quella sul liberalismo e sul capitalismo. Si pensi soltanto a come tali temi abbiano interessato il dibattito nelle scienze sociali all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, un dibattito alimentato dalle opere di Karl Polanyi, Joseph Schumpeter e Friedrich von Hayek, solo per citare alcuni importanti scienziati sociali, i quali si sono interrogati sul futuro post totalitario.

Lasch si inserisce in tale dibattito, criticando profondamente quella corrente del pensiero conservatore americano, chiamata neoconservatorismo, che, dalla metà degli anni Settanta giunge fino agli anni Novanta, teorizzando l’ideale del capitalismo democratico come massima espressione dell’esperimento americano, lasciatoci in eredità dai Padri fondatori; un ideale che comporta l’implementazione delle istituzioni politiche, economiche e culturali, facendo ricorso alla democrazia, al capitalismo e al pluralismo.

A questa interpretazione dell’American way of life, Lasch contrappone quella del populismo così come definito nel brano con il quale abbiamo introdotto il presente articolo, una tradizione del pensiero politico americano che Lasch fa discendere da uno dei grandi Padri fondatori, Thomas Jefferson, in opposizione a un altro grande Padre: Alexander Hamilton. Il marchio di fabbrica del suo populismo è la critica alla nozione di progresso, il senso del limite, il rispetto per il sentimento della gente comune e il profondo realismo.

In tal senso, condividiamo la posizione di Marsonet, secondo il quale, il populismo e il conservatorismo di Lasch sono tutt’altro che un’esaltazione passatista di un ipotetico mondo che fu.

La critica al liberalismo e leredità cristiana

In questo marchio di fabbrica possiamo cogliere il senso della critica di Lasch al liberalismo, che lo storico statunitense identifica con il progressismo, inteso come sbocco necessario del liberalismo classico.

Una critica oggi sposata da buona parte dell’agenda culturale proposta dagli attuali teorici del post-liberalismo che sta alla base di un certo consenso ottenuto da Donald Trump.

Un’agenda, quella post-liberale, che intende ridefinire il patto originario che diede vita all’esperimento americano non più su basi liberali, ma su premesse che negano la grande intuizione che fu del padre conciliare John Courtney Murray, di Luigi Sturzo e del politologo Michael Novak: la locuzione “We hold these truths” rappresenta il punto di incontro tra liberalismo e cristianesimo.