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lunedì, 7 Luglio, 2025
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Contro la deriva autoritaria: difendere il Parlamento, salvare la democrazia

Serve una risposta netta alla crisi delle istituzioni rappresentative, minacciate da populismi e leadership senza controllo. L’iniziativa popolare come risorsa democratica.

Lerosione della democrazia rappresentativa

Molti Paesi hanno imboccato la strada di sistemi illiberali, svuotando le istituzioni di democrazia rappresentativa. Ogni decisione appartiene alla classe di governo eletta, spesso da leggi elettorali che stravolgono la rappresentazione della società. Un insulto!

Vi è una frenesia diffusa tesa a ridimensionare il ruolo dei Parlamenti, ridotti a strutture di facciata non decidenti.

Declina la democrazia, con i Parlamenti considerati responsabili di instabilità, lungaggini procedurali, mancate risposte alle esigenze dei cittadini.

Un clima che ricorda il secolo scorso, nelle fasi che hanno preceduto e seguito i due conflitti mondiali.

I Parlamenti sono ritenuti un fastidio e si va verso sistemi autarchici, sovranisti.

Il popolo arretra, delega e rinuncia ad essere comunità pensante, proponente, decidente e di controllo.

La proposta del cancellierato e della rappresentanza vera

Nei giorni scorsi è stato costituito il comitato degli amici di Iniziativa Popolare per introdurre, con proposte di legge di iniziativa popolare, il cancellierato che restituisce centralità al Parlamento, che elegge il cancelliere con la previsione della sfiducia costruttiva, salvando le assemblee elettive dal ricatto di premier eletti direttamente dai cittadini, così come avviene oggi nelle regioni e nei comuni, in cui c’è la sostanziale inamovibilità di Presidenti e Sindaci.

E poi la seconda proposta di legge di iniziativa popolare chiede la proporzionale con le preferenze per l’elezione — e non più la nomina — dei Parlamentari.

Un progetto per un ritorno alla politica, ai partiti, per sottrarre la gestione del potere dalla solitudine di pochi.

 

Il caso italiano: approssimazione e propaganda

In Italia, al di là di un movimentismo sfrenato della Meloni, non ci sono certezze ma approssimazioni.

La vicenda dell’aumento dei pedaggi poi revocato, la soddisfazione manifestata per il PNRR — infondata, perché l’Italia ha impegnato fino ad oggi solo il 30% delle risorse e tutto dovrebbe chiudersi nel 2026.

Il problema di mantenere il tetto del 5% per la difesa, che da quanto si apprende nella logistica include anche il futuribile ponte sullo Stretto, sembra una detrazione fiscale per far quadrare i conti.

La situazione economica e occupazionale non è chiara, nascosta dall’enfasi della propaganda.

Tra illusioni internazionali e silenzi europei

In politica estera la premier riscuote simpatie non seguite da riconoscimenti reali per il nostro Paese.

È vero che l’Italia ha storie travagliate nei rapporti internazionali, ma il servilismo verso Trump supera ogni immaginazione.

Fa tenerezza la Presidente del Consiglio che deve tempestivamente adeguarsi ai mutamenti continui del Presidente USA e gestire (si fa per dire) i due Vicepresidenti del Consiglio, che seguono linee alternative sia in politica estera che interna. Oggi la Meloni vive in equilibrio tra Trump e Putin che si parlano. E se non ci fosse più alcuna comunicazione fra i due?

Sovranismo, autoritarismo e cultura mancante

Il sovranismo e l’autoritarismo offrono una finta sicurezza.

C’è sempre finzione quando i processi non nascono da confronti e ricerche.

Senza radicamento culturale tutto è imprevedibile, perché i governanti vivono le loro glorie che sono solo le loro… presunte.

È inaccettabile che un Parlamento europeo sia silenzioso, impegnato negli “affari correnti”, senza aprire un dibattito.

La Presidente della Commissione è evanescente.

E l’Europa? Sequestrata da una burocrazia potente, condizionata da grumi di interessi, sprofonda fra divisioni e conati illiberali senza futuro!

[Tratto dalla pagina Fb dell’autore]