29.2 C
Roma
sabato, 12 Luglio, 2025
Home GiornaleGualtieri e il bagno nel Tevere: fuga dalla realtà pensando alle elezioni.

Gualtieri e il bagno nel Tevere: fuga dalla realtà pensando alle elezioni.

Il sindaco prende per mano una suggestione, ma esagera con la promessa di portare a casa il risultato. Roma non è Parigi e il Tevere non è la Senna. E nemmeno il Tamigi.

Un fiume difficile, più che sporco

“Se faremo il bagno nel Tevere? Il mio obiettivo è essere il sindaco che entro il secondo mandato possa farci questo regalo”. Così Roberto Gualtieri alla Festa dell’Unità di Roma. Un’uscita accattivante, dal sapore simbolico, ma ben poco ancorata alla realtà fisica, ovvero idraulica, del “sacro fiume”.

Il Tevere non è la Senna. E neppure il Tamigi. Ma perché proprio la Senna? Perché in questi giorni il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha annunciato il raggiungimento dell’obiettivo prefissato per le Olimpiadi 2024: il ritorno alla potabilità delle acque della Senna in alcuni tratti urbani, come condizione preliminare alla balneazione pubblica. Il risultato è frutto di oltre 1,4 miliardi di euro di investimenti, con l’appoggio dello Stato, di infrastrutture idrauliche efficienti e di un corso fluviale naturalmente favorevole.

Il Tevere, invece, ha una natura torrentizia, ben diversa dalla regolarità della Senna. La sua portata media è di circa 230 m³/s, in linea con quella della Senna; ma è addirittura tripla rispetto al Tamigi, che a Londra viaggia su una media di 65–70 m³/s. Eppure, sia la Senna che il Tamigi appaiono molto più imponenti.

Il motivo? Larghezza, profondità, infrastrutture. Il Tamigi nel tratto londinese è ampio, regolare, regolato da chiuse e paratoie che ne mantengono stabile il flusso. È un fiume gestito, addomesticato. Il Tevere anche, ma con molte più difficoltà. Il suo letto è stretto, soggetto a variazioni stagionali, con gorghi, mulinelli e piene improvvise. Anche qualora si raggiungesse una buona qualità dell’acqua, le sue caratteristiche idrauliche lo renderebbero pericoloso e inadatto alla balneazione urbana (salvo per foto opportunity a beneficio di turisti amanti dell’eccentrico).

A ben vedere, la potabilità — usata come soglia psicologica del risanamento — fa il paio con un’altra suggestione ricorrente: la navigabilità del Tevere. Ogni tanto riemerge nel dibattito pubblico come progetto simbolico, ma resta un ballon d’essai, utile per fare notizia ma privo di basi operative. Come la balneabilità, la navigabilità urbana richiederebbe opere strutturali enormi, con costi e impatti sproporzionati rispetto ai benefici.

L’opera delle giunte a guida dc

Parlare oggi di“Tevere balneabile” rischia di rimuovere ciò che è stato fatto, davvero, nei decenni passati. A partire dagli anni ’60, le giunte comunali a guida democristiana realizzarono una rete di depuratori all’avanguardia che migliorò radicalmente la qualità delle acque. Il grande risultato fu la “pulizia” del mare, con un impatto notevole sul “valore turistico” delke spiagge di Ostia e Fiumicino..

Oggi quegli impianti continuano a svolgere una funzione fondamentale. Ma l’idea di fare il bagno sotto il Cupolone, come se il fiume potesse diventare una piscina naturale, non tiene conto delle condizioni fisiche del corso d’acqua. Il Tevere resta, da questo punto di vista, un elemento instabile, problematico, più vicino appunto a un torrente che a un fiume da cartolina.

Roma non ha bisogno di propaganda

Gualtieri ha pure lamentato che Roma non ha potuto beneficiare dei fondi straordinari che hanno consentito a Parigi di trasformare la Senna: “Non abbiamo i soldi che Parigi ha avuto per le Olimpiadi, perché qualcuno ha deciso che non potevamo averle”. È una frase inusuale per: un sindaco generalmente compassato, forse già in clima pre-elettorale.

Dichiarazioni come questa del Tevere balneabile fanno dunque parte del repertorio delle “grandi promesse”, che spesso non fanno i conti con la realtà.. Intanto la città attende manutenzione, mobilità degna di questo nome, servizi essenziali all’altezza. Roma, per diventare “più bella che pria”, non ha bisogno di annunci suggestivi, ma di concretezza amministrativa.