’A staggione e le uscite fuori dal seminato
A Napoli l’estate ha un modo tutto suo particolare di essere battezzata. È chiamata “’a staggione” e, quando è il suo tempo, con il caldo che l’accompagna, si tende ad andare fuori dal consueto. Sarà colpa del sole che appanna i pensieri con il suo getto di luce.
Dalle parti della Rai e dalle altre emittenti televisive sarà corso il panico, comitati di redazioni e funzionari tutti impegnati a risolvere come mandare in onda la notizia. Con la censura di un’epoca passata, la questione sarebbe stata obbligatoriamente ammorbidita nelle forme tali da non suscitare alcuno scandalo, e la cosa si sarebbe messa a posto facilmente.
Quando il telegiornale si arrampica sugli specchi
Oggi evidentemente è rimasto ancora quel minimo di pudore per cui sono ammesse parolacce nei film o durante i talk show, mentre i telegiornali resistono all’uso che sembra ormai corrente. Neppure, però, si può tradire lo spirito pieno dell’espressione, stemperando la notizia fino a svuotarla della sua forza.
Trump ha dichiarato che Putin, a parer suo, dice solo “stron…..te” e sarà successo il finimondo. Ma non tanto al Cremlino, che sa dare peso maggiore o minore a quanto viene imputato al suo leader. Lo sconquasso sarà avvenuto per certo dalle parti nostre. L’espressione è stata riportata nuda e cruda sulla carta stampata, e quel che è scritto non è suscettibile di cancellazioni.
Le bugie dolcificate
Trump è di schietta schiatta e dice in modo diretto quello che gli passa per la testa. È un antesignano di un nuovo stile di comunicazione diplomatica che ha messo in crisi gli autori dei testi televisivi. Il problema è stato come non smentire la carta stampata e come passare la notizia via video senza suscitare scandalo, non rinunciando alla coerenza dell’informazione e alla verità dei fatti.
Il turpiloquio è un parlare che deforma le lettere fino a dare loro una forma di bruttezza e di sconcia ripugnanza, le ingobbisce fino ad alterarne le sembianze. I diversi telegiornali hanno allora ripiegato riferendo di “bugie” dette dal buon Vladimir. La bugia è un’accusa più dolce della menzogna e non è da confondersi con il candeliere che potrebbe ancor più accendere lo scontro tra le parti.
Dalle fandonie alle sciocchezze
Poi si è tradotto anche in “balle”, cioè delle fandonie, cosa diversa che induce comunque a pensare a un procedere verso la pace con un motore fatalmente imballato. Quindi qualcun altro ha fatto ricorso all’espressione “sciocchezze”, che è quando si dice qualcosa priva di ogni succo e sostanza.
Resta certo che Trump si è manifestato con una oscenità che gli è tornata utile per essere sempre al centro della scena, ben attento a non uscirne fuori dai margini, e la cosa gli è riuscita perfettamente. Grammaticalmente si è mosso massicciamente con la forza di un “turpediniere”.
Una volgarità che poteva essere romanamente elegante
Forse sarebbe stato meglio che qualcuno gli avesse suggerito una formula ugualmente efficace ma meno volgare, con una punta di scanzonatezza tutta degli abitanti di Roma Capitale:
“A Putin, ma vatte a butta’ ar fiume!”.
La Moscova può ancora avere il suo fascino, importante che non le si faccia saltare troppo una mosca al naso.