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domenica, 20 Luglio, 2025
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Andrea Monda: il Mediterraneo, le radici della civiltà e l’etica della tenerezza

«Ulisse è l’uomo sbattuto nelle onde tempestose della vita». Il direttore dell’Osservatore Romano riflette su sostenibilità e umanesimo. Richiami alla poesia, al Vangelo, alla sfida della tecnica e alla profezia di Papa Francesco.

Al convegno internazionale “Global South Innovation”, svoltosi dal 9 all’11 luglio a Maida, Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, ha svolto un intervento ricco di spunti culturali e spirituali, che si muove tra teologia, filosofia, poesia e politica. Un discorso che attraversa i secoli e i mari, per tornare a interrogare l’umanità sul senso della civiltà, della sostenibilità e della speranza.

Un intervento poetico e profondo

Il titolo – “Chi siamo: Achille, Ulisse o Enea?” – segna subito il registro: siamo ancora abitanti del Mediterraneo, e da lì partono tutte le domande decisive. Lo dimostrano, dice Monda, i tre grandi poemi fondativi della civiltà occidentale, Iliade, Odissea ed Eneide, che si confrontano con la guerra, l’esilio e la speranza. Ma l’inizio del suo discorso è affidato a una notazione ecclesiale: Papa Leone XIV, afferma, ha espresso più volte il desiderio di recarsi a Nicea per le celebrazioni del 1700° anniversario del primo grande concilio ecumenico. Non è solo un atto simbolico, ma un ritorno alle sorgenti dell’unità.

Il gap tra tecnica ed etica

Monda cita il noto dialogo tra Habermas e Ratzinger per mettere a fuoco il problema centrale: lo squilibrio tra il progresso tecnico-scientifico e la crescita morale. L’Occidente – come un adolescente cresciuto nel corpo ma non nello spirito – rischia di non essere in grado di “sostenere” le proprie scelte. Da qui l’idea che la sostenibilità vera sia una questione etica, un esame di maturità collettiva.

A questo punto il discorso prende la via della letteratura: dalla Terra desolata di Eliot alla profezia poetica di Papa Francesco, che ha parlato del nostro tempo come segnato da una “terza guerra mondiale a pezzi”. Un mondo fuori dai cardini ha bisogno, secondo Monda, non solo di economisti ed esperti, ma soprattutto di poeti.

Achille, Ulisse, Enea: quale figura ci guida?

A partire da Nicea, il Mediterraneo diventa lo scenario simbolico per una scelta di identità. Vogliamo essere Achille, l’eroe potente e superbo? Ulisse, l’astuto errante? O Enea, il profugo generativo che si carica il padre sulle spalle e guida il figlio verso un futuro da costruire?

La risposta è affidata a una visione cristiana della civiltà, che Monda racconta anche attraverso la metafora del femore rotto – citazione di Margaret Mead – e la lezione di Dante: «Fatti non foste a viver come bruti…». Civiltà è prendersi cura. È scegliere la tenerezza come unica insurrezione umana contro la barbarie.

Il Mediterraneo e il meticciato

Risuonano forti, nel discorso, le parole di Papa Francesco, da Lampedusa a Marsiglia, da Napoli ad Ajaccio, sempre in difesa del Mediterraneo come culla della civiltà, laboratorio di pace e luogo dell’incontro. Ma anche teatro della tragedia: mare nostrum che diventa mare mortuum.

Per Monda, è questo il vero snodo: recuperare uno sguardo nuovo, capace di tenerezza e pietà. Solo così l’umanità sarà degna di questo nome.

🔗 Leggi il testo integrale dell’intervento di Andrea Monda su «L’Osservatore Romano»

 

👉 Chi siamo: Achille, Ulisse o Enea?