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domenica, 3 Agosto, 2025
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Cristianesimo d’ordine o Vangelo di libertà? Riflessioni sull’intervista di Ruini.

Le lodi alla premier Meloni e la “beatificazione” di Berlusconi: per il porporato la destra rappresenta la difesa delle radici cristiane. L’alternativa? I giovani di Tor Vergata.

Il Cardinale Ruini ha dichiarato (ieri alla Stampa, ndr) che la Premier Meloni “è davvero brava e governa bene”. Ha poi indirettamente beatificato Silvio Berlusconi – col quale, da Presidente della Cei, strinse uno strettissimo sodalizio – affermando che, purtroppo, il figlio Pier Silvio non ha lo stesso carisma.

Secondo il Cardinale, la Premier Meloni è brava perché difende le “radici cristiane”. Del resto, al tempo, disse che a Romano Prodi, cattolico integerrimo ma “adulto”, preferiva Silvio Berlusconi, benché il rapporto tra gli stili di vita di quest’ultimo e la morale cattolica fosse rappresentato unicamente dal fatto che aveva una zia monaca.

Una questione di libertà della Chiesa

Ogni cittadino – Cardinale o meno che sia – ha ovviamente il diritto di pensarla politicamente come meglio crede. Si tratta però di capire se questi sbandierati abbracci aiutano la Chiesa a rapportarsi in modo libero, autonomo, profetico e corretto col potere.

La stagione “ruiniana” – col suo organico sostegno alla cultura berlusconiana, che ha aperto la strada alla stagione del populismo individualista – non mi pare abbia prodotto buoni risultati in questo senso per la Chiesa italiana e men che meno per il suo radicamento nella società.

L’alleanza fra Trono e Altare – a condizione che il Trono si dichiari “defensor fidei” e che l’Altare rinunci alla sua libera profezia – è infatti questione di epoche per fortuna lontane nella storia.

Una Chiesa “nel mondo”, non “del mondo”

Il Cardinale dà oggi voce a una sensibilità presente nel mondo cattolico italiano e non solo italiano, che non è la mia e, se posso osare, non mi pare neppure sia quella di Papa Francesco e ora di Papa Leone.

È l’idea della Chiesa come setta (l’America trumpiana ne è un esempio) e non come veicolo di evangelizzazione e di costruzione di un umanesimo libero rispetto ad ogni potere, perché segno di speranza e di liberazione; una Chiesa che è “nel mondo”, ma non “del mondo”.

È la risposta sbagliata alla crisi del “senso” religioso che la secolarizzazione portata agli estremi ha prodotto nelle nostre società. Di fronte ai cambiamenti epocali del nostro tempo, si pensa che l’evocazione, spesso strumentale, delle antiche “radici cristiane” da parte del potere politico sia sufficiente per affrontare “i cieli nuovi e le terre nuove” che la storia impone.

Il rischio dell’ideologia cristiana al servizio del potere

Mutatis mutandis, ovviamente, è ciò che pensa il Patriarca di Mosca Kirill, quando benedice Putin come difensore della cristianità contro i disvalori decadenti della democrazia liberale.

Non è così che la Chiesa può testimoniare la sua profezia. E non è così che i cittadini di fede cristiana, nei diversi loro campi di impegno e nel rispetto del valore della laicità della Politica, potranno ancora ritrovare il sentiero di una loro proficua presenza nella vita pubblica. Tema peraltro urgente e fondamentale di fronte alla deriva delle nostre democrazie.

Né la Chiesa nella sua peculiare missione pastorale, né i singoli cittadini cristiani nell’esercizio del loro dovere di laica responsabilità nelle “cose terrene” possono però pensare di risolvere il problema della loro crisi di carisma affidandosi a un Potere che – da chiunque sia detenuto – agisca come sponsor dall’alto delle cosiddette radici cristiane della società.

Radici, peraltro, spesso solo retoricamente affermate, ma sconfessate proprio nei campi più profetici del messaggio evangelico.

Il Giubileo dei giovani: là dove rinascono le radici

Casualmente, l’uscita pubblica del Cardinale Ruini ha coinciso con il grande Giubileo dei Giovani nella spianata di Tor Vergata. Più di cinquecentomila giovani di tutto il mondo hanno incontrato il Papa, il quale ha risposto alle loro domande di futuro con un messaggio coraggioso di futuro.

Credo che sia piuttosto qui che le “radici cristiane” possono trovare nuova e fresca linfa per rigenerarsi. In Italia e nel mondo.