25.2 C
Roma
giovedì, 7 Agosto, 2025
Home GiornaleLe scodelle di Gaza e i droni su Kyiv

Le scodelle di Gaza e i droni su Kyiv

Il mondo osserva, impotente e diviso, mentre le vittime innocenti di due guerre gemelle gridano la disumanizzazione del nostro tempo.

Quando il sole ogni mattina compie il suo rituale stanco e si alza sulla sottile striscia di Gaza o nelle 24 oblast ucraine o illumina la stessa capitale Kyiv, getta un sinistro fascio di luce sulle devastazioni che la notte trascorsa ha mascherato per qualche ora. Solo chi vive in quei luoghi di terrore e di morte potrebbe descrivere la cruda, drammatica realtà di case rase al suolo, macerie, distruzione, cadaveri da ricomporre o nascosti nei teli per una celere, pietosa sepoltura.

Quel sole, quella luce che altrove nel mondo recano la speranza che il nuovo giorno sia un buon giorno, che accarezzano le alterne pause di un’umanità intenta al lavoro o vacanziera, qui rinnovano il terrore di nuovi eccidi, di famiglie annientate, di civili inermi presi di mira, soprattutto di vittime innocenti: molti troppi bambini perdono la vita ancor prima di averne vissuto una esigua parte. Sono tutti ostaggi di una deriva che annienta i popoli e consegna i destini del mondo a dittatori criminali che sono l’impersonificazione del male, mai c’è stata nella Storia recente una così alta preponderanza della tirannia sui diritti dei popoli: abbiamo visto madri disperate, bimbi mutilati, anziani tentare di fermare con le mani i carri armati, corpi esplodere e dilaniare sotto la mira dei droni e dei bombardamenti diretti per uccidere, esseri umani morire per fame, malattie, ferite atroci.

Nella restante parte del pianeta, pure afflitta dal declino dei valori di civiltà propugnati per lungo tempo, dolente e incerta nelle solitudini delle età emarginate dalla vita – in questo spettacolo di desolante, amara impotenza di fronte alla forza distruttrice degli aggressori – politica, diplomazia, dietrologia cercano alibi senza sapere, senza conoscere, senza vivere e senza morire. A Gaza o in Ucraina la disumanizzazione sistematica della specie umana non ha distinzioni: dopo oltre 1250 giorni dall’inizio dell’operazione militare speciale del Cremlino divenuta a mano a mano una insolente e inusitata guerra di aggressione, dopo il 7 ottobre 2024 quando Hamas compì l’eccidio criminale dei civili barbaramente uccisi e degli altri fatti ostaggio, in odio agli ebrei,  nulla è cambiato se non in peggio. I grandi della Terra hanno gettato la maschera: comandano espansione e possesso, interessi economici, mire politiche e militari, giochi di potere anche tra i nuovi attori entrati in scena, tra indifferenza calcolata, ricatti dei dazi e vile disimpegno. 

Lo chiamano nuovo ordine mondiale, in realtà prevale la sensazione che manchi un sicuro possesso delle scelte da compiere, che tutto sfugga inesorabilmente di mano: è proprio la dietrologia che detta le regole, illude e smentisce, ciò che va avanti è la morte e il numero crescente delle vittime. Tra negazionismi, finte scuse, vendette atroci, viltà mascherate da errori, o presunti tali, come il massacro dei civili ondivaghi senza una casa e senza una meta, i bombardamenti nei paesi e nei villaggi, descritti dai soliti scaltriti esperti militari come simulazioni (ricordiamo Bucha, Kramatorsk, Sumy) si profila netto il disegno dell’annientamento dei popoli e dei loro territori, non c’è ritegno per i bambini uccisi o deportati,  per la loro malnutrizione che porterà malattie letali, lo spettacolo indegno delle braccia tese con quelle scodelle di ferro o di plastica per elemosinare una brodaglia immonda. Chi riesce a fare dietrologia su questi misfatti vergognosi che rendono le vittime carne da macello, abbandonate dalla vita e dimenticate dalla morte? Eppure qui si rivela il dramma dell’inazione: il mondo e i suoi destini sono nelle mani di prepotenti senza scrupoli, mossi dalla bramosia del potere e dall’asservimento al dio denaro.

Si dicono e si ascoltano molte parole, si susseguono i summit e i tentativi di tregua (o il loro minimo accenno) ma ci sono veti incrociati che depongono per un protrarsi dei conflitti al fine di evitare soluzioni estreme e distruttive, l’annientamento totale della vita sulla Terra che sembra essere l’unico piano inclinato sui cui scivoleremo anche per l’emergenza della sostenibilità ambientale in un pianeta gravemente malato, come in modo allarmato l’ONU richiama. La dietrologia evoca corsi e ricorsi storici, compara epoche diverse ma la sua narrazione perde di vista l’imperativo categorico dell’hic et nunc: una soluzione va trovata, la guerra è un male assoluto come Papa Francesco e Papa Leone XIV hanno ricordato. Eppure ci sono odio e rancori radicati, mire espansive, fondamentalismi, prove di forza che frenano ogni ipotesi di accordo.

Anche qui ci si muove tra simulatur ac dissimulatur, perché questo convitato di pietra che chiamiamo dietrologia disvela possibili nascondimenti reconditi: il tutto pagato a caro prezzo dalla povera gente che di giorno in giorno perde tutto, fino alla vita. Non ci sono ragionevoli compromessi per una tregua, la pace è una lontana utopia e solo a condizione di una resa. Piaghe secolari riscrivono la storia tra sionismo, antisemitismo, annientamento del diritto di autodeterminazione dei popoli evocando antichi e nuovi genocidi: questa umanità sofferente, in perenne cammino senza meta, scuote le coscienze del mondo con rinnovato orrore. Le stesse parole, tante, troppe, pesano come macigni ma il loro uso distorto alimenta le polarizzazioni e fomenta odio e rancori. Intanto la gente in fila con la scodella in mano, i bambini denutriti e mutilati, le vittime innocenti di tanta crudeltà disumana – quelle che restano e piangono il dolore, quelle scomparse nel nulla e quelle sepolte nei cimiteri improvvisati- sono l’iconografia muta di una tragedia che nessuno riesce a fermare.