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venerdì, 8 Agosto, 2025
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Il Veneto, la Lega e il ritorno dei popolari

Un’identità da ricomporre: i cattolici democratici tra diaspora e nuove speranze. Il progetto “Popolari per il Veneto” prova a rimettere in campo la tradizione del centro.

Ho letto con attenzione l’intervista di Massimo Cacciari, a cura di Daniela Preziosi, pubblicata sul Domani, e l’articolo di Mariangela Fogliardi apparso ieri sul Domani d’Italia, dedicato al centrosinistra veneto e alla voce (finora silenziosa) dei cattolici democratici nella politica regionale. Da queste letture ho tratto spunti di riflessione, in parte già approfonditi nel mio libro di prossima pubblicazione sul ruolo dei democristiani e dei popolari nel Veneto.

Una regione in transizione

La nostra regione vive una fase politica molto delicata, specie all’interno della Lega, che dal 2010 guida la Regione e che ora affronta, dopo il terzo mandato di Zaia, un passaggio di consegne interno alla coalizione di centrodestra tutt’altro che indolore. È il momento di una riflessione seria sulla parabola della Lega Veneta, considerando i cinquantacinque anni della storia regionale: venticinque sotto l’egemonia della DC (1970–1995), l’intervallo della giunta Pupillo (1993–94), il quindicennio galaniano (1995–2010) – quello del celebre “Il Nordest sono io” – e infine i quindici anni della presidenza Zaia.

Sarebbe utile organizzare un seminario che affronti l’evoluzione della politica veneta dagli albori della Regione a oggi: dall’egemonia democristiana a quella leghista, ora insidiata da Fratelli d’Italia. E con un dato da non sottovalutare: la partecipazione elettorale è crollata dal 94,6% degli anni Settanta al 66,4% degli anni Novanta, fino a scendere poco sopra il 50% oggi. Il Veneto era bianco quando la sua società era tale: fondata sulla cultura delle parrocchie. Oggi la secolarizzazione ha mutato il contesto. Dalla religione di senso comune si è passati all’autonomia del credere, e da lì a un mutamento politico-elettorale profondo.

Il primo studio della DC sul fenomeno leghista

A metà degli anni Ottanta, la DC veneta promosse una commissione di studio – da me coordinata – con il contributo degli studiosi Nicola Berti (storico), Ulderico Bernardi (sociologo) e Ferruccio Bresolin (economista), per analizzare i primi smottamenti elettorali verso la Lega, soprattutto nell’area pedemontana. Il calo di consenso tra gli artigiani, i contadini e i commercianti fu il segnale del disimpegno verso una DC vista ormai come parte della “Roma ladrona”.

La Lega ha acquisito l’egemonia a partire dal 2010, ma non è riuscita a imporre un modello culturale compiuto. L’idea originaria della “veneticità” non si è tradotta in una proposta forte: il cattolicesimo – pur colpito dalla secolarizzazione – continua a esercitare una certa influenza, mentre il venetismo si limita a sovrapporsi ideologicamente alla vitalità linguistica e alle tradizioni popolari.

Ricordo un incontro con Tramarin e Rocchetta, fondatori della Liga Veneta, nella sede regionale della DC, agli inizi della loro esperienza politica. I caratteri di fondo dei leader leghisti veneti – figli di famiglie di area democratico-cristiana – sono rimasti riconoscibili. Basti pensare alla battaglia referendaria contro la riforma Renzi, vinta nel Veneto con il sostegno congiunto di DC e Lega. Ma quindici anni di dominio leghista hanno generato contraddizioni profonde, come ben osserva Cacciari, poiché si sono rifatti a un modello di governo mutuato in parte dalla vecchia DC.

Oggi, la Lega affronta lo scontro interno tra le “volpi” e i “leoni” (in senso paretiano), incalzata da Fratelli d’Italia e Forza Italia, pronti a contendersi la guida regionale dopo l’uscita di scena di Zaia. E per la DC? Dal 1995 non siedono più suoi rappresentanti in Consiglio regionale: gli anni della lunga e dolorosa diaspora.

Una voce che non è del tutto silenziosa

Sarebbe tuttavia sbagliato considerare “silenziosa” la voce dei cattolici democratici in Veneto. Anche qui, come altrove, l’area cattolica si articola in diverse culture: una di sinistra, democratica; una liberal-moderata, che ha sostenuto Forza Italia e oggi, in parte, Fratelli d’Italia; una cristiano-sociale, oggi presente in Iniziativa Popolare e determinata a concorrere alla ricomposizione dell’area cattolica in vista della costruzione di un nuovo centro politico, fondato sui valori democratico-costituzionali.

Nel Veneto, la sinistra è sempre stata minoritaria. Senza il sostegno di un centro forte, ricomposto e rappresentativo, difficilmente potrà prevalere su una destra oggi dominata dal partito meloniano. Tra le esperienze significative degli ultimi anni, va ricordato il tentativo del 2014 a Monte Berico, con gli amici Domenico Menorello e Luciano Finesso della Federazione dei Popolari Veneti, e la nostra battaglia – purtroppo isolata – per la macroregione del Nord-Est.

Un progetto in cammino: “Popolari per il Veneto”

Da alcuni mesi è nato un nuovo tentativo politico: Popolari per il Veneto, con il prof. Scanagatta alla presidenza del movimento nascente, sostenuto dall’ex consigliere regionale DC Iles Braghetto. Il gruppo ha elaborato un manifesto politico e alcune linee programmatiche ispirate ai valori del cristianesimo sociale e popolare. Incontri si sono già svolti a Padova, Treviso e Venezia, e sono in programma nelle restanti province – Verona, Vicenza, Rovigo e Belluno – con l’obiettivo di presentare una lista di area DC e popolare alle prossime elezioni regionali.