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martedì, 12 Agosto, 2025
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Immigrazione, la Chiesa italiana alza la voce

Sul tema migratorio, la distanza tra l’esecutivo e la CEI si allarga. Il botta e risposta tra la Presidente del Consiglio e l’Arcivescovo di Ferrara mette in luce la distanza delle posizioni.

Nel recente scambio di vedute tra la Presidente del Consiglio e Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo di Ferrara, emerge un ulteriore segnale di distanza nelle complesse relazioni tra la destra al governo e la Chiesa italiana sul tema dell’immigrazione.

Le parole di Mons. Perego

La polemica è nata dalle dichiarazioni di Mons. Perego, rilasciate all’ADN Kronos dopo l’ennesima bocciatura, da parte della Corte di Giustizia europea, del protocollo Italia–Albania per la gestione di due centri di accoglienza. Secondo il presule, «l’ennesima sconfessione della politica migratoria del governo viene dalla Corte di giustizia europea, che condanna la possibilità di utilizzare i Centri in Albania perché non garantiscono la tutela dei richiedenti asilo». E, con toni ancora più netti: «Il balletto di decreti e leggi per utilizzare come hub, come centri di accoglienza e come CPR le strutture costose realizzate in Albania termina con questa dichiarazione della Corte europea, che non lascia margini ad altre, subdole manovre per allontanare il dramma dei migranti dai nostri occhi e dalla nostra responsabilità costituzionale».

Una posizione chiara, che riflette la linea della CEI e le sue proposte operative: più corridoi umanitari, maggiore integrazione sociale, ingressi legali, e l’abbandono della logica emergenziale.

La replica di Palazzo Chigi

Intervistata dal Corriere della Sera, la Presidente del Consiglio ha replicato con fermezza, respingendo l’accusa di subdola gestione e ribadendo la volontà dell’esecutivo di contrastare le organizzazioni criminali e far rispettare le leggi dello Stato. Ha poi invitato Mons. Perego «a maggiore prudenza nell’uso delle parole». Un richiamo che, nonostante i recenti insuccessi governativi sui dossier Albania e Almasri, conferma la linea dura dell’esecutivo.

Una sfida più ampia?

Il confronto tra la CEI e i governi italiani, in particolare di centrodestra, ha radici almeno ventennali: dai respingimenti in mare dei governi Berlusconi alle attuali politiche di sicurezza. Negli ultimi anni, le crescenti diseguaglianze tra Paesi sviluppati e aree povere del pianeta hanno reso la questione ancora più centrale nelle campagne elettorali europee, spesso oggetto di strumentalizzazione da parte della destra e dell’estrema destra.

Dietro lo scambio Meloni–Perego si profila dunque una sfida più ampia: da un lato, la costante campagna elettorale che la destra dedica all’immigrazione come tema identitario e mobilitante; dall’altro, la richiesta di scelte politiche lungimiranti, capaci di garantire inclusione, equilibrio demografico, tenuta del welfare e contrasto allo sfruttamento della manodopera.

Oltre il Piano Mattei

 Non sarà il Piano Mattei, pur animato da intenzioni positive, a incidere in modo risolutivo su un fenomeno globale come quello migratorio, che richiede invece un approccio complessivo a livello europeo, sostenuto anche dalle reti di solidarietà promosse dalla Chiesa cattolica e da altre realtà civili e religiose.

In vista delle elezioni del 2027, il dibattito è destinato a intensificarsi, con il rischio che il nesso immigrazione–sicurezza venga nuovamente piegato a finalità elettorali. La CEI, attraverso Migrantes e Caritas, appare determinata a mantenere alta la pressione per un approccio inclusivo e solidale, nel solco del Magistero.