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giovedì, 14 Agosto, 2025
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Gaza, l’ipotesi dei 15 tecnocrati: Egitto in prima linea per la tregua

Il ministro degli Esteri Abdelatty propone un governo transitorio per sei mesi nella Striscia. Hamas si dice pronto a cedere il potere, ma restano incognite politiche e militari

Un comitato di quindici tecnocrati palestinesi, scelti per competenza e neutralità, potrebbe governare la Striscia di Gaza per un periodo di sei mesi. È l’ipotesi avanzata dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty in un’intervista a Sky News Arabia. 

Il piano egiziano

La proposta, maturata nell’ambito di una mediazione sostenuta da Egitto, Qatar e Stati Uniti, mira a sbloccare le trattative per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, aprendo la strada a una gestione civile e non faziosa dell’enclave.

Secondo Abdelatty, la priorità è “creare un’autorità di transizione in grado di assicurare servizi essenziali e coordinare gli aiuti umanitari”, con il compito di traghettare Gaza verso un accordo politico più ampio.

Hamas apre, ma a determinate condizioni

Dalla Striscia, il leader di Hamas Khalil al-Hayya ha dichiarato la disponibilità del movimento a cedere il potere a “qualsiasi autorità palestinese concordata”, inclusa una formula di governo tecnico. Tuttavia, fonti interne precisano che il gruppo non intende rinunciare al proprio braccio armato fino alla nascita di uno Stato palestinese riconosciuto.

Per Hamas, la partecipazione a un compromesso istituzionale non deve tradursi in disarmo unilaterale, ma piuttosto in un riequilibrio delle responsabilità amministrative e militari.

Diplomazia e pressioni internazionali

La proposta egiziana si inserisce in un contesto di forte pressione internazionale. Il Cairo lavora con Doha e Washington per rilanciare un cessate il fuoco di 60 giorni, che includa la liberazione di ostaggi israeliani e di detenuti palestinesi, l’apertura dei valichi e l’ingresso di aiuti senza restrizioni.

L’obiettivo, spiegano fonti diplomatiche, è consolidare la tregua fino a trasformarla in un cessate il fuoco duraturo, mentre si avvia un processo politico che coinvolga l’Autorità Palestinese (PA) nella gestione di Gaza. Per Israele, però, la priorità resta evitare che Hamas mantenga capacità militari tali da minacciare la sicurezza dei propri confini.

Prospettive e incognite

Il passaggio di consegne a un governo tecnico potrebbe rappresentare un primo passo verso la ricostruzione civile della Striscia, oggi devastata da mesi di bombardamenti e crisi umanitaria. Ma restano nodi politici complessi: il ruolo della PA, la garanzia di sicurezza per Israele, la riforma delle istituzioni palestinesi e il futuro stesso di Hamas nell’arena politica.

Per l’Egitto, la sfida è duplice: garantire stabilità immediata e favorire un processo politico credibile. Per i palestinesi, la vera prova sarà trasformare una soluzione temporanea in un progetto di autogoverno condiviso, capace di superare divisioni e rivalità che, finora, hanno paralizzato ogni tentativo di unità nazionale.