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martedì, 26 Agosto, 2025
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Trump e Putin: illusioni di pace

Riproponiamo di seguito la parte conclusiva di un ampio articolo di Stefano Caprio pubblicato sull’agenzia di informazione dei missionari del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere).

[…] La guerra continua, e questo è il vero messaggio del connubio di Trump e Putin: sarà una nuova versione della guerra fredda, più tecnologica e digitale, in cui oltre ai missili e ai carri armati conteranno i messenger e i social, il russo Max contro il WhatsApp occidentale, facendo a gara a chi riesce meglio a controllare le coscienze delle persone. L’Occidente dell’America e dell’Europa si confronta con l’Oriente della Russia e della Cina, dove la vera potenza economica è a Pechino, ma il manico del coltello militare è a Mosca, e i soldati russi stanno istruendo i cinesi nelle tattiche d’invasione, in previsione di un nuovo possibile episodio della vera guerra “calda” nell’isola di Taiwan. Dal canto loro, gli europei s’interrogano su quante armi e quanti soldati sia necessario schierare sul confine dell’Ucraina, magari appellandosi all’articolo 5 della Nato, facendo finta che non sia la Nato.

 

Limperatore di Washington e il mito del Nobel

L’imperatore di Washington ormai pretende il Nobel per la pace, per cui hanno deciso di firmare insieme la richiesta i presidenti dell’Azerbaigian e dell’Armenia, che peraltro non hanno ancora firmato il trattato di pace come promesso nell’altra sceneggiata americana. Trump ripete in continuazione di aver già risolto almeno sei guerre, quando l’unico vero accordo firmato davanti a lui è stato quello tra il Congo e il Ruanda, che peraltro continuano tranquillamente a combattersi come la Russia e l’Ucraina.

Il “settimo sigillo” di Trump avverrà prima o poi al Cremlino, dove l’americano sogna di recarsi ben più di quanto Putin aspiri a entrare nella Casa Bianca, anche considerando le sue visite alla sede dell’Onu a New York.

 

I commentatori russi: vittoria diplomatica e guerra permanente

La guerra continua, è anche il ritornello dei tanti blogger e propagandisti russi, tutti molto entusiasti dopo il vertice in Alaska. Come scrive Egor Kholmogorov, “Putin ha ottenuto una fantastica vittoria diplomatica, senza cedere su nulla”, mentre Akim Apačev assicura che “Putin non è più una canaglia per l’Occidente, Trump gli ha restituito lo status di politico di livello mondiale, a cui stringere la mano… questo non ci impedisce di continuare a fare la guerra, anche se è un nuovo punto di partenza”.

L’oligarca ortodosso Konstantin Malofeev afferma che “dobbiamo constatare che Putin è come sempre il migliore al mondo nelle trattative: con l’America c’è la pace, mentre nel Donbass continuiamo ad avanzare”, e l’ideologo eurasista Aleksandr Dugin riassume che “allora dobbiamo fare a tutti i complimenti per questo summit grandioso, vincere su tutto e non perdere su niente, così sapeva fare solo lo zar Aleksandr III… c’è ancora molto da fare, ma non dobbiamo avere paura delle trattative di pace come Gorbačev e Eltsin, Putin sa come andare fino in fondo”.

 

Lattesa per un incontro con Zelenskyj

Ora si attende l’incontro decisivo di Putin con Zelenskyj, provocatoriamente proposto al Cremlino, lasciando intendere che il suddito sconfitto debba prostrarsi ai piedi dello zar vittorioso. I commentatori sia russi che internazionali dubitano che Putin accetti di vedere il “nazista” ucraino in territorio neutro, fosse anche l’amichevole Ungheria di Viktor Orban, e al massimo invierà una delegazione un po’ più autorevole del “gruppo di lavoro” degli incontri a Istanbul, continuando a prendere tempo nelle trattative e nelle sceneggiate, perché tanto “la guerra deve continuare”.

 

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