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lunedì, 15 Settembre, 2025
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#OccupyCentro: Calenda prova a farsi spazio tra sinistra e destra

Franceschini ipotizza l’inserimento nel “campo largo” di una forza moderata. Con quale credibilità? Per il momento l’ipotesi neocentrista trova respiro nel progetto di Azione, sempre che non si riduca ad accessorio di una coalizione.

Ad essere sinceri lo sapevamo un po’ tutti. Era, come si suol dire, il segreto di Pulcinella. Parliamo di chi politicamente tira le fila, o per dirla con altre parole, detta l’agenda politica e programmatica nella coalizione di sinistra e progressista. Che sono, come sappiamo da ormai molto tempo, la sinistra radicale del Pd della Schlein, la sinistra populista dei 5 stelle di Conte e la sinistra estremista del duo Fratoianni/Bonelli. Il tutto con la partecipazione straordinaria, per dirla in termini cinematografici, del segretario della Cgil Landini.

Il pragmatismo di Franceschini

Del Centro e di una presenza moderata e centrista, nessun segnale se non il simpatico e goliardico escamotage inventato dall’ex comunista Bettini con la proposta della costruzione di una “tenda” in combutta con l’ex rottamatore Renzi. Ora, e come quasi sempre, è toccato a Dario Franceschini – il più lucido e il più pragmatico nella squadra dei Democratici – prendere atto della situazione e attrezzare una strategia percorribile e concreta in vista delle elezioni del 2027.

Ovvero, una coalizione imperniata sulle tre forze di sinistra – appunto, Pd, 5 stelle e Avs – che compongono la coalizione a cui si potrebbe aggiungere, a garanzia del pluralismo della stessa alleanza, anche una forza centrista. Alla luce di questo progetto, e senza alcuna polemica pretestuosa o pregiudiziale, è evidente che tutto ciò che è riconducibile anche solo vagamente al Centro in quella coalizione, molto “frontista” e anche molto simile alla “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria, non ha alcun ruolo e, soprattutto, non può avere alcuna valenza politica e progettuale.

Lo spazio occupato da Azione

Per la semplice ragione che l’agenda politica, per dirla con un linguaggio da prima repubblica, la dettano le forze politiche che esauriscono e rappresentano l’alleanza stessa. Per gli altri c’è posto solo sugli spalti. Ecco perché, e preso atto che nel “campo largo” la politica di centro e un progetto centrista sono del tutto incompatibili con il resto della coalizione, si apre uno spazio politico significativo, nonché coerente ed originale, per chi vuol far decollare oggi un progetto politico riformista di marca centrista.

Parlo, come ovvio, del progetto di cui si fa interprete da tempo Carlo Calenda, con il suo partito, Azione. Certo, sarebbe auspicabile, al riguardo, avviare un dialogo costruttivo con le forze centriste della maggioranza di governo – penso, nello specifico, a Forza Italia – che coltivano un progetto altrettanto centrista, riformista e di governo.

Anche perché, e almeno su questo versante non credo che ci sia dissenso alcuno, in assenza di una precisa iniziativa politica l’area moderata e centrista sarebbe destinata a convergere nello schieramento alternativo alla sinistra massimalista, populista, estremista ed ideologica.

 

Un progetto da perfezionare

Ma, per fermarsi a Calenda e ad Azione, oggi ci sono le potenzialità, nonché le condizioni, per far decollare realmente un progetto centrista – che deve essere culturalmente plurale con l’apporto decisivo, se non addirittura determinante, della cultura e dell’area cattolico popolare e sociale – che non si riduca ad essere un banale, insignificante e grigio accessorio di una coalizione. Come lo sarà, appunto, la simpatica tenda del duo Bettini/Renzi utile per mendicare qualche candidatura ai veri azionisti della coalizione e poco più.

Ora, però, questo progetto politico va affinato e perfezionato. Con coraggio, determinazione e soprattutto con una forte e riconoscibile coerenza politica, culturale e programmatica.