Vi è un fenomeno di cui poco o nulla si parla: la percezione che molte persone hanno del sangue versato in Palestina si pone assai oltre gli schemi e le categorie ereditate dal Novecento. Un tempo, per lo più, i filoamericani parteggiavano per Israele, coloro che si riconoscevano nella sinistra “social-comunista” per l’Olp. Il male endemico dell’antisemitismo, purtroppo, serpeggiava ovunque, come ora.
Oltre destra e sinistra
Oggi, tuttavia, tanti, e di tutte le età, guardano agli orrori di Gaza e al dramma della stessa Cisgiordania senza subire troppo il peso del passato. Nella consapevolezza della barbarie di Hamas, colgono nel governo di Tel Aviv un comportamento da “Stato-canaglia”, al di fuori del consesso civile. Un comportamento da fermare, subito. Senza stare troppo a compiere misurazioni “geometriche”, di quanto vi sia “di destra” o “di sinistra” in ciò che accade.
Sono fra coloro che considerano ancora valide le nozioni di destra e di sinistra, con tutta la loro complessità e con le loro mille articolazioni: servono a orientarci. Non si tratta, però, di nozioni assolute e onnicomprensive, come già aveva intuito Giorgio Gaber con la sua disarmante ironia.
Un Esodo senza speranza
Al cospetto, ad esempio, dei progetti di dividere Gaza in lotti, che provengano dal presidente Donald Trump o da qualche ministro israeliano, non si può che provare incredulità e un senso di disgusto e rigetto, in nome di un universale spirito umanitario.
Ecco, i gruppi dirigenti, le élite, gli esponenti politici paiono non di rado attardarsi in dispute anacronistiche rispetto alla tragicità dei fatti, mentre molti cittadini guardano a essi con occhio assai più lucido. Lucido, non ingenuo.
E intanto assistiamo, inermi, a un vero e proprio Esodo biblico: 480mila abitanti di Gaza City sono già fuggiti, la metà della popolazione. Un Esodo senza speranza.