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giovedì, 25 Settembre, 2025
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La Moldova, nuovo fronte della guerra russa

Mosca punta alle elezioni per destabilizzare il Paese e aprire la strada all’invasione: denaro, propaganda e truppe pronte a ricongiungersi con la Transnistria.

Dnistrivka –  La Federazione Russa perde ingenti quantità di materiale umano, armamentario e denaro su tutti i fronti, tranne due: quello mediatico, su cui continua a investire con ottimi risultati (lo spazio informativo italiano ne è la riprova) e quello militare sul fianco di Kherson contro cui, dopo aver costretto gli abitanti del quartiere Korabel ad abbandonare le proprie case tempestandole con droni e colpi d’artiglieria, ha smesso di spingere accantonando per ora l’idea di sbarcarvi. Un motivo molto semplice collega entrambi quei versanti: dal momento che Mosca riesce a capitalizzare al meglio sforzi pur sempre ingenti ma assai minori rispetto a quelli con cui foraggia la sua macchina bellica – mirati a inquinare l’informazione nel resto del mondo – orientando l’opinione pubblica a suo favore, eventi come le prossime elezioni parlamentari di domenica in Moldova sono un autentico trampolino di lancio per proiettare le truppe russe laddove manu militari non sono riuscite ad arrivare.

La Moldova come anello mancante

Controllando quel piccolo Paese – frammentato, vulnerabile e non protetto dalla NATO né dall’UE – la Federazione Russa avrebbe il campo spianato per iniettarvi ulteriori forze militari oltre a quelle già esistenti e invadere la Bessarabia ucraina (ergo, le zone da cui sto scrivendo e la regione d’Odesa), l’oblast’ di Mykolaiv e poi ricongiungersi con quelle ora impantanate a Kherson.

Che la Moldova sia l’anello mancante del piano russo per strangolare l’Ucraina a Sud era già chiaro nel 2022, dal momento che fu proprio Aleksandr Lukashenko a preludere a tal fine durante un briefing col suo stato maggiore. In quell’occasione, il dittatore bielorusso mostrò la mappa a favore di telecamere puntando la bacchetta proprio sulla Moldova, a testimonianza d’un attacco pianificato per dividere l’Ucraina in quattro sezioni e tagliare ogni suo sbocco sul mare, ricongiungendo le truppe che ne stavano invadendo il settore meridionale con quelle separatiste della Transnistria.

Un piano di destabilizzazione politica

Secondo quanto già lo scorso giugno il primo ministro moldavo Dorin Recean riferì al Financial Times, Mosca intende farlo dispiegando in quell’enclave filorussa fino a 10.000 propri soldati a supporto dei 1.500 già presenti come “forze di pace”, proprio attraverso un governo moldavo compiacente frutto del voto di domenica prossima. Si tratterebbe d’un contingente pari a un terzo dell’attuale esercito moldavo, seduto sulla più grande polveriera d’epoca sovietica: la Santabarbara di Cobasna.

La denuncia di Maia Sandu

«Oggi vi dichiaro in tutta serietà che la nostra sovranità, indipendenza, integrità e il futuro europeo sono minacciati» – ha avvertito la presidente moldava Maia Sandu, denunciando come la Russia stia spendendo centinaia di milioni di euro per comprare centinaia di migliaia di voti in vista delle elezioni del 28 settembre.

Si tratta d’un rischio altissimo, potenzialmente in grado di stravolgere quell’amara realtà militare in cui Mosca ha finito per impantanarsi riuscendo a espugnare dopo tre anni e un milione di perdite umane subite appena l’1% di territorio ucraino in più di quanto già ne avesse azzannato nei primi mesi del 2022.

Denaro in valigia e voto comprato

Già lo scorso ottobre le autorità moldave intercettarono cittadini rientrati dalla Federazione Russa con denaro contante per 1,2 milioni di dollari, finendo per ricollegarli all’acquisto del voto d’almeno 130.000 elettori. Il fatto che il referendum sull’adesione all’UE – che Mosca intendeva sabotare – finì allora con un risicatissimo scarto dello 0,7% a favore della linea europeista dovrebbe far riflettere. Per questo la presidente Sandu ha esortato i suoi concittadini a impedire che il Paese s’arrenda agli interessi russi favorendo col loro voto i complici di chi vuole una Moldova debole, assoggettata a Mosca, con un sistema giudiziario corrotto e fuori dall’orbita euroatlantica.

Raid e finanziamenti illeciti

La Procura del Comune di Balti ha reso noto proprio ieri che, dopo oltre 30 perquisizioni e un arresto per il finanziamento con criptovalute di un partito politico legato alla Russia, il Centro Nazionale Anticorruzione ha sequestrato denaro contante per quasi 600mila euro. Si tratta del 250° raid effettuato nell’ambito di un’indagine su un piano sostenuto da Mosca per incitare rivolte di massa e destabilizzare il Paese in vista del voto, che ha portato finora a 74 arresti.

Due mesi fa Recean denunciò investimenti di denaro russo pari all’1% del PIL moldavo e massicce operazioni di propaganda online. Briciole in confronto a quanto Mosca spende da 43 mesi in missili, mezzi corazzati, campagne di reclutamento all’estero e appoggi a regimi come quello nordcoreano e iraniano che ne sostengono lo sforzo bellico. Denaro in valigia e menzogne sui social sono un mezzo molto più semplice con cui aprire alle urne un nuovo fronte della guerra.

Giorgio Provinciali è corrispondente di guerra

Da lui autorizzati, presentiamo qui l’articolo che esce oggi, con titolo diverso e diversa impaginazione, sul quotidiano “La Ragione” (a cui va il nostro ringraziamento).