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giovedì, 9 Ottobre, 2025
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Disaffezione e sfiducia: la democrazia rischia di svuotarsi dall’interno.

Occorre ripensare il ruolo dei partiti come spazi di confronto e responsabilità, per ricostruire una classe dirigente all’altezza della sfida del nostro tempo.

La crescente disaffezione dei cittadini verso la politica rappresenta una delle manifestazioni più evidenti della crisi democratica contemporanea. Si riduce la partecipazione, cala l’interesse per il dibattito pubblico, si diffonde l’idea che l’impegno politico sia inefficace. Questo clima di sfiducia è confermato dal crescente astensionismo e dai dati recenti dell’ISTAT, che fotografano un paese in cui continua a diminuire anche la partecipazione invisibile, fatta di informazione e discussione, con picchi di disimpegno tra i più giovani e nei contesti sociali più fragili. Dati che misurano, in definitiva, la distanza tra il paese e la sua classe dirigente.

Una classe dirigente senza pensiero

A questa crisi della partecipazione si affianca, dunque, quella altrettanto preoccupante della qualità della classe dirigente. Troppo spesso, la politica appare priva di pensiero autentico, chiusa in retoriche ripetitive e dominata da logiche tattiche e personalistiche. Il linguaggio si svuota, il confronto si appiattisce, le decisioni sembrano rispondere più all’urgenza comunicativa che alla complessità dei problemi.

 

La lezione di De Mita: pensiero e responsabilità

Eppure, come ricordava Ciriaco De Mita: “In politica il potere non è solo forza e comando ma soprattutto pensiero, parola, capacità di persuasione e di decisione a favore del bene pubblico”.

Questa visione alta e impegnativa della politica sembra oggi lontana, ma resta una bussola preziosa per riorientare il discorso pubblico. Se la politica è – o dovrebbe essere – spazio di pensiero e responsabilità, allora la sua crisi è anche il sintomo di un impoverimento culturale e civile più ampio.

Risvegliare la coscienza democratica

In questo scenario, diventa urgente risvegliare una consapevolezza democratica: intesa come attitudine critica, desiderio di comprendere le ragioni profonde dei fenomeni sociali e politici. Coltivare questa consapevolezza significa offrire strumenti di lettura, aprire spazi di confronto, rendere di nuovo possibile una sana partecipazione e alimentare un senso di appartenenza alla collettività. Solo così si può evitare il rifugio nei luoghi comuni, nelle semplificazioni e nel disimpegno. Questo è, oggi, il compito più urgente dei Partiti.

Verso una nuova cultura della responsabilità

La quasi generalizzata refrattarietà verso un modo “liquido” di fare politica – fatto di ambiguità, slogan effimeri e assenza di visione – potrebbe essere letta non solo come sintomo di crisi, ma, al contrario, come possibile segnale che la vitalità e la ragione si trovano altrove: in quelle zone della società in cui cresce la domanda di senso, giustizia e responsabilità. Sta alla politica intercettarla, ascoltarla e farla diventare progetto.

Per questo, risvegliare passioni sopite è oggi un atto politico nel senso più profondo. Solo da lì potrà nascere una nuova cultura democratica, capace di generare nel tempo una classe dirigente più competente e più degna del ruolo che occupa.