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domenica, 12 Ottobre, 2025
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Torna Lecornu, ancora senza maggioranza: un equilibrio incerto può spezzarsi

Riconfermato da Macron, Lecornu ora punta a un governo “libero dai partiti”. La destra repubblicana si sfila. La Francia resta sospesa tra equilibrio precario e (nuovo) ricorso anticipato alle urne.

Il ritorno di Sébastien Lecornu a Matignon segna una mossa audace ma rischiosa di Emmanuel Macron. In un contesto politico frammentato, il Presidente sceglie la continuità e affida a un uomo di disciplina e mediazione il compito più arduo: restituire un minimo di stabilità alla Quinta Repubblica.

Il tentativo è chiaro: dare vita a un governo “libero”, capace di superare la logica delle appartenenze e dei veti incrociati. Ma la realtà politica francese resta una macchina complessa, ingolfata da rivalità e calcoli di sopravvivenza.

I Repubblicani si chiamano fuori

La destra moderata, anziché rispondere alla chiamata dell’Eliseo, ha preferito restare sulla soglia. I Républicains, divisi tra chi teme di scomparire e chi auspica una nuova identità d’opposizione, hanno scelto la formula del “sostegno senza partecipazione”.

È un modo elegante per non dire né sì né no, ma soprattutto per non compromettersi. La posizione di Bruno Retailleau e del presidente del Senato Gérard Larcher è stata netta: nessun ingresso al governo, almeno finché non si vedranno segnali concreti di discontinuità e rigore.

La prudenza si traveste da coerenza, ma il risultato politico

è un isolamento che rischia di favorire le forze più estreme.

Lecornu, monaco soldato” del macronismo

Lecornu incarna perfettamente la linea del Presidente: pragmatismo, senso delle istituzioni e una certa freddezza tecnocratica. Si definisce “un uomo libero”, ma la sua libertà è quella di chi deve navigare tra gli scogli.

Vuole un governo “senza partiti”, eppure dovrà chiedere i voti di quei partiti per ogni singolo provvedimento. Dovrà negoziare il bilancio entro pochi giorni, senza una maggioranza certa e sotto la minaccia costante delle mozioni di censura che arrivano tanto da destra quanto da sinistra.

Un equilibrio precario che ricorda il destino dei governi di minoranza, spesso nati per necessità più che per progetto.

Macron cerca la stabilità, ma la Francia resta inquieta

Dietro la facciata istituzionale si avverte la fatica di un sistema politico esausto. Macron tenta di mantenersi al centro, ma ogni suo gesto viene letto come arroganza o disperato esercizio di potere.

I partiti tradizionali, logorati e incapaci di offrire alternative credibili, oscillano tra l’attendismo e la resa. Intanto Marine Le Pen e Jordan Bardella consolidano la loro forza nelle periferie sociali e culturali del Paese.

Lecornu non ha colpe per questa deriva, ma il suo compito è titanico: ricucire una Francia che non crede più nella propria classe dirigente. Per farlo dovrà mostrare più coraggio politico che virtù amministrativa.

Una partita che riguarda anche lEuropa

La crisi francese non è solo interna. Da Parigi dipende la tenuta dell’asse europeo, in un momento in cui Berlino appare indebolita e Roma incerta.

Un Macron isolato e un Lecornu prigioniero dei numeri parlamentari rischiano di indebolire la voce dell’Europa nel mondo. È qui che la partita francese diventa europea: nella capacità – o nell’incapacità – di costruire un governo che ridia forza alla democrazia rappresentativa e senso all’idea stessa del riformismo.