Il civismo, da sempre, rappresenta una risorsa e un significativo valore aggiunto per l’intera politica italiana. Un civismo che dispiega le sue migliori potenzialità nella dimensione amministrativa. Cioè nei Comuni – grandi o piccoli non fa differenza alcuna – e negli stessi enti sovracomunali, a cominciare anche dalle Regioni.
Il valore originario del civismo
Ma il civismo, nella sua essenza e quasi per statuto, non si traduce mai in una forza politica nazionale e, men che meno, in un partito. E questo per la semplice ragione che è fatto da una molteplicità di dimensioni locali – politicamente e programmaticamente trasversali – che non sono strutturalmente riconducibili a un progetto politico nazionale. Cioè, e lo ripeto, si tratta di tasselli che non sono sommabili, perché incompatibili, in un solo partito.
L’operazione Onorato-Bettini
È curioso che, a fronte di questa considerazione del tutto oggettiva, ci sia sempre qualcuno che cerca di strumentalizzare il civismo per ricondurlo a un disegno politico funzionale ai propri interessi personali.
È il caso, in ultimo, dell’assessore ai Grandi Eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato, che – d’intesa con l’eterno “guru” degli ex e post comunisti capitolini, Goffredo Bettini – ha pensato di inserire il civismo all’interno della “tenda” che dovrebbe rappresentare l’area moderata o centrista della coalizione progressista.
Un’operazione pianificata dall’alto, che individua proprio nel civismo il suo asset più innovativo e moderno. E Onorato, in questo disegno, appare come il riferimento più autorevole per far decollare il progetto.
Di fronte a questa spregiudicata e irresponsabile operazione, si possono trarre due semplici ma decisive conclusioni.
Quando il civismo diventa strumento di potere
Innanzitutto, finalizzare il civismo – sempreché di civismo si tratti – a un disegno politico nazionale e di parte è la via migliore per svuotarne il valore e annullarne la novità nelle dinamiche della politica locale e nazionale. Quando il civismo si trasforma in partito, svanisce l’originalità del suo progetto originario.
In secondo luogo, strumentalizzare la pluralità che caratterizza il mondo civico per uso personale o di gruppo è quanto di peggio possa accadere nella vita politica.
L’operazione studiata dall’assessore Onorato e dai suoi alleati non è altro che un trucco – l’ennesimo – per trasformare il civismo in rampa di lancio personale, segno di una politica ancora viziata dal carrierismo e dalla perdita di autentici valori civili.