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sabato, 18 Ottobre, 2025
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Evolutio, l’Italia che costruisce il futuro

All’Ara Pacis la mostra di Webuild celebra 120 anni di storia delle infrastrutture italiane nel mondo: un percorso tra memoria, tecnica e visione, dalle radici romane al Ponte di Messina.

Un luogo simbolico della civiltà occidentale

L’Ara Pacis a Roma è un luogo centrale della civiltà occidentale, visto che il signore del mondo conosciuto di allora, Ottaviano Augusto, riconduce al culto comune della dea Pace lo stare insieme delle terre e dei popoli che dall’oceano Atlantico arrivano a circondare tutto il Mediterraneo, riunificati sotto il dominio del Senato e del Popolo Romano: come all’epoca dell’impero romano, gli italiani hanno realizzato infrastrutture un po’ in tutto il mondo; così pure i suoi figli migliori sono stati presenti con il loro pensiero alla fondazione dopo il 1944 delle istituzioni finanziarie multilaterali per lo sviluppo (come la Banca Mondiale), quelle che hanno voluto e finanziato le grandi opere per la crescita di tanti territori remoti del pianeta.

La memoria industriale diventa cultura

Non è facile dare un volto, che si desidererebbe familiare al grande pubblico, a dei prodotti che – a differenza di quelli della produzione di massa destinati al consumo – sono ciascuno a sé stante, irripetibile, diverso, non facile da memorizzare. È la non banale impresa cui si è accinto il grande gruppo delle costruzioni Webuild, la maggiore impresa italiana del settore costruzioni, che, dopo aver tagliato invidiabili traguardi industriali, avverte l’esigenza di interrogarsi sul dovere della memoria e sulla civiltà contemporanea, alla quale si è dato un contributo così notevole con le proprie realizzazioni.

Adesso, con la mostra all’Ara Pacis, intitolata “Evolutio”, per la quale si è scelta come sede proprio il monumento augusteo, la memoria si è ampliata, fino a comprendere il prossimo futuro, personificato dal Ponte di Messina, il cui grande plastico è in mostra a chiusura del percorso espositivo.

Dalle origini romane alla modernità ingegneristica

Proprio i sistemi espositivi cui si è fatto ricorso risultano di grande effetto. In uno spazio di necessità limitato, si sono dovuti sacrificare molti dei contenuti possibili. Questo si coglie anche nelle raccomandazioni presenti in mostra di connettersi con il museo virtuale, dove la mole delle informazioni raccolte è incommensurabilmente superiore a quelle con cui impatta il pubblico dei visitatori.

Ma, va ripetuto, l’apparentamento con la classicità romana, sia nella scelta del luogo che nella scelta del logo per la mostra – Evolutio, ossia lo “srotolamento” di una storia arrotolata che ora finalmente si ha il coraggio di leggere – non appare casuale: concetti moderni pertinenti ai contenuti della mostra come “infrastruttura” e come “riferimento territoriale europeo” nascono con l’antica Roma.

La Domus Aurea e gli anfiteatri come il Colosseo, gli acquedotti e le strade consolari, le Mura Aureliane e il Mausoleo di Adriano, il Pantheon e i ponti sul Tevere, i trafori e i porti come Ostia e Miseno, le cloache e i circhi, gli impianti urbani cardo-decumanici e il Vallo di Adriano al confine scozzese non nascono spontaneamente ma sono il frutto di una disciplina che ha le radici nel sacro e nei riti di fondazione.

Da un punto origine sacrale, cioè, si snoda una concatenazione coerente che noi oggi chiamiamo ingegneria.

Un’eredità proiettata nel futuro

Oggi, anche con le soluzioni più avveniristiche, bisognerebbe preoccuparsi di ritrovare questa ancestrale coerenza con il sacro nel mondo delle costruzioni. Le invenzioni di allora restano comunque insuperate: basti pensare alla durata e durevolezza delle costruzioni romane, che ci fanno toccare con mano il concetto di “eternità”.

La mostra Evolutio – Building the future for the last 120 years, nella quale i visitatori trovano traccia delle ben 3.700 opere realizzate in 120 anni, dal 1906, dalle imprese del gruppo Webuild, tradisce l’ambiziosità del progetto.

Il luogo, il logo latino e la collaborazione con Bruno Genovese e Giovanni Farese mostrano la volontà di coniugare rigore e visione.

Come ha ricordato Pietro Salini all’inaugurazione – alla presenza di numerosi rappresentanti del Governo – il futuro dell’Italia dipende dalla capacità di semplificare le regole, investire sulla formazione e guardare alle infrastrutture come partner strategico di sviluppo.

Oggi Webuild, con oltre 50 imprese, 12 miliardi di fatturato e 95.000 dipendenti, è un leader globale, primo al mondo nel settore idrico secondo Engineering News Record.

La mostra dell’Ara Pacis diventa così non solo celebrazione del passato, ma manifesto civile e industriale per immaginare – con creatività e responsabilità – i prossimi 120 anni.