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mercoledì, 29 Ottobre, 2025
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Il fascino di un Centro autonomo

Tre strade per il progetto centrista. Il Centro come tradizione politica viva: tra il rischio di contare poco nelle coalizioni e la possibilità di tornare forza riformista autonoma e riconoscibile.

Ci sono tre modi diversi, se non addirittura alternativi, per declinare un progetto politico centrista, riformista e democratico nel nostro paese. Oggi, però, e senza lo sguardo rivolto all’indietro.

Nel campo largo: la “tenda” senza ambizioni

Il primo metodo, molto gettonato nell’attuale ‘campo largo’ – cioè l’alleanza di sinistra e progressista – è quello di studiare e pianificare a tavolino una presenza centrista. È il cosiddetto “lodo Bettini”. Cioè sancire l’indispensabilità di avere anche un polo centrista – l’ormai famosa “tenda” – purché non abbia l’intenzione né l’ambizione di condizionare o contribuire alla costruzione del progetto politico complessivo della coalizione. Che, come tutti sanno, è saldamente nelle mani delle varie sinistre che compongono il ‘campo largo’.

“Diritti di tribuna” e porte girevoli

Si tratta, comunque sia, di una presenza utile per certificare che l’alleanza di sinistra e progressista è anche “plurale” da un lato ma che, dall’altro, si riduce a un semplice e quasi statutario “diritto di tribuna” per i vari rappresentanti di questa sedicente area centrista. Un’area che oggi raggruppa il piccolo partito personale di Renzi, i cosiddetti “civici” del dem romano Onorato con i rispettivi amministratori locali, il movimento dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini e chi più ne ha più ne metta. Compresi, e soprattutto, quelli che escono momentaneamente dal Pd per approdare in questo agglomerato attraverso il noto e collaudato meccanismo delle “porte girevoli”.

Nella destra di governo: forza, ma non abbastanza

Il secondo è quello teorizzato e praticato – anche se in forma ancora troppo incerta e debole – dal partito centrista di Forza Italia all’interno dell’attuale coalizione di governo. Un ruolo e una funzione politica che, però, per essere realmente credibile e all’altezza della situazione, deve poter essere decisiva non solo nel rivendicare uno spazio centrista ma anche, e soprattutto, nel costruire un progetto di governo dove la componente centrista sia realmente visibile, pungente, forte e capace di incidere nella costruzione delle singole politiche di settore e non solo di settore. Un nodo che, oggettivamente, e al di là di ogni altra considerazione di parte, ad oggi non è ancora affatto sciolto nella coalizione guidata da Giorgia Meloni.

Il valore di una cultura politica riformista

In ultimo c’è l’iniziativa concreta e immediatamente percepibile di un Centro autonomo. Che non significa, come ovvio e scontato, una presenza meramente testimoniale. E quindi di per sé politicamente irrilevante ed inconsistente. Al contrario, significa rimarcare la bontà di una cultura politica, di un metodo politico e, soprattutto, di un progetto politico. Che oggi coincide con l’essere un progetto autenticamente riformista e democratico. Perché deve competere con schieramenti che praticano e coltivano – soprattutto a sinistra – una violenta e persino spudorata radicalizzazione del conflitto politico accompagnata da un altrettanto inquietante polarizzazione ideologica.

Una proposta che parla ai cattolici popolari

Un progetto che oggi è teorizzato e perseguito principalmente da Carlo Calenda con il partito Azione e altri movimenti e gruppi politici. È inutile negare che si tratta di un’iniziativa politica che stuzzica e suscita una forte e spiccata attenzione da parte dell’area cattolico popolare e cattolico sociale. Perché, semplicemente, si tratta di un progetto che ha attraversato il cammino concreto di molti cattolici impegnati in politica. Senza citare la cinquantennale esperienza della Dc, basti pensare al Ppi di Marini e Martinazzoli del 1994 o a quello del Ccd di Pier Ferdinando Casini del 2008; da quello di Monti del 2013 – anche se aveva più un approccio tecnocratico che politico – a quello del fu “terzo polo”.

Una scelta che può tornare a crescere

Ecco perché riproporre, oggi, il progetto di un Centro autonomo, distinto e distante dai due schieramenti maggioritari che evocano un lontano ricordo della deriva degli “opposti estremismi”, significa anche – e forse – incrociare cammin facendo sempre più adesioni e interesse.

Comunque sia, per chi oggi parla di Centro e di progetto centrista, non può non scegliere uno di questi tre modelli.