Quando vive un uomo? Quando decide per cosa morire, a cosa offrire la sua esistenza. “Se il chicco di grano non muore…”. Riccardo Misasi è morto, non venticinque anni fa, bensì il 10 Giugno del 1940, per iniziare a vivere la vita che allora scelse di testimoniare, una vita per la Libertà.
Il tema della Libertà è lo snodo di ogni esistenza; il resto è sopravvivere, che pur detiene il suo contenuto di rilevanza.
Cosenza, 10 Giugno 1940, durante una festa, arrivò la notizia che un comunicato importante sarebbe stato diramato via Radio. Alle ore diciotto venne pronunciata la storica dichiarazione di Guerra alla Gran Bretagna ed alla Francia.
“Un’ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili”. Ma ogni decisione irrevocabile ne genera altre.
Tutti i partecipanti a quella riunione esclamarono con grida di giubilo alla vittoria. Erano presenti Antonio Misasi, avvocato, antifascista dichiarato; a Cosenza, allora, se ne contavano cinque. Con lui c’è il figlio Riccardo di otto anni circa. Antonio Misasi aspettò che terminassero i commenti, a quel puntò pronunciò parole profetiche e disse: “Questa è la fine di Mussolini, perderemo la guerra perché non siamo pronti ad affrontarla e la finiremo a fianco degli Anglo-Francesi, perché non reggeremo l’alleanza con la Germania nazista”! A queste parole tutti si scagliarono contro di lui insultandolo e cercando di aggredirlo fisicamente.
Il piccolo Riccardo riempito di sdegno per questa violenza verbale e fisica, si frappose con il proprio piccolo corpo di bambino per evitare che questa folla inferocita potesse ferire il padre. Confidò poi ad uno dei figli che quel giorno, prese una decisione irrevocabile, disse a se stesso: “Da grande combatterò per la Libertà!”.
Sappiamo che non c’è Felicità, fine ultimo dell’uomo, senza Libertà e non c’è Libertà senza coraggio.
Riccardo Misasi bambino ebbe il coraggio di scegliere di vivere per la Libertà. Ciò per cui vivi è in realtà ciò per cui muori. Questo è il senso di ogni martirio, di ogni testimonianza.
Sembrerebbe contradditorio, per un uomo di libertà, considerare le decisioni come irrevocabili. Eppure, ci sono scelte radicali, irrinunciabili; sono le ragioni di Antigone, sono le ragioni dell’Uomo, quelle della coscienza che nessuna moda, nessuna legge, nessuna potenza possono violare. C’è uno spazio interiore nel cuore di ogni uomo, che è il tabernacolo della sua identità, la sua propria libertà. Senza di essa non c’è più l’Uomo bensì lo schiavo.
Riccardo Misasi lascia una Testimonianza di fede nella Libertà coniugata sempre alla moderazione del comprendere e nutrita da una capacità di ascolto dell’altro che ha caratterizzato tutto il suo agire. Sta a noi rendere viva questa sua testimonianza al servizio dell’Uomo per poter essere i “liberi e forti”.
Quel bambino, già politico, ci indica il potenziale valore rivoluzionario dell’essere figli. Mettersi il padre sulle spalle. Non è quello che ha fatto Gesù? Tutto ciò che possiamo fare è quindi imparare ad essere Figli.
Le parole di Gesù – “Non chiamate nessuno padre, non chiamate nessuno maestro!” – ci indicano che possiamo solo essere figli, siamo tutti solo figli, per questo siamo tutti fratelli.
Essere figlio, dopo Cristo, diventa un titolo paritario e al contempo rivoluzionario perché, traduce la responsabilità del vivere il presente in un’azione coniugatrice e riformatrice, tra l’auctoritas generativa delle culture e della storia con le prospettive del futuribile; questo, se vogliamo, è ereditare la Terra, porsi umilmente nel mezzo e a servizio di questo divenire. La sensibilità di Riccardo Misasi si inscrive in questo solco cristico.
È scritto: “I miti erediteranno la terra!”. Questa era la Beatitudine che amava mio padre. Tutto il suo agire nella mitezza e moderazione dei modi gli consentì di poter essere radicale e risoluto nelle scelte essenziali. Democratizzare e al contempo liberalizzare la scuola, cercare di salvare la vita di Aldo Moro contro una rigida “Ragion di Stato”, diffondere e promuovere la cultura, creare sempre spazi nuovi di libertà e di dialogo, tutte queste cose sono inscritte nella sua scelta di attuare quella promessa.
Guardare al futuro con cuore antico era il suo motto.
Papà, avevi un cuore antico e ci hai insegnato a custodirlo sperando sempre in un futuro migliore. Ho solo una parola che porterò sempre con me, fin a quando ci rivedremo e te la riconsegnerò perché è tua: Grazie.

