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sabato, 8 Novembre, 2025
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L’ascesa cinese del renminbi resta una sfida incompiuta

L’analisi di Andrea Ferrario su AsiaNews mette in luce l’avanzata del renminbi come alternativa al dollaro e, insieme, il limite strutturale della Cina: nessuna vera  globalizzazione della moneta.

La strategia cinese di costruire un’alternativa monetaria al predominio del dollaro sembra avanzare con forza, ma non senza contraddizioni e senza un disegno realmente multilaterale. Come mostra l’analisi di Andrea Ferrario su AsiaNews (PIME), negli ultimi cinque anni Pechino ha accelerato la creazione di circuiti paralleli al sistema finanziario dominato dagli Stati Uniti, alimentando il renminbi come valuta nei rapporti internazionali e rafforzando meccanismi di pagamento indipendenti come il CIPS. La guerra commerciale non è più solo una disputa su dazi o tariffe, ma la premessa per lo sviluppo di un’infrastruttura finanziaria alternativa.

 

Il prestito come leva geopolitica

La Cina offre credito, soprattutto nel Sud globale, a tassi molto inferiori ai dollari del mercato. Questo induce Paesi fragili, spesso iperindebitati, a spostarsi verso il renminbi per ridurre nel breve i costi finanziari. Dal Kenya allo Sri Lanka, fino alla Russia dopo le sanzioni del 2022, il debito in valuta cinese è diventato uno strumento di influenza geopolitica, creando domanda strutturale di renminbi per rimborsare i prestiti. Pechino ha costruito una rete capillare, sostenuta anche dalla Belt and Road Initiative, soprattutto nel Sud-Est asiatico.

 

Una valuta regionale, non (ancora) globale

Eppure l’operazione resta priva di una visione realmente condivisa. Anche nei BRICS, Pechino non intende rinunciare alla centralità nazionale della propria moneta. Non vi è stato alcun avanzamento verso una valuta comune o un progetto cooperativo di de-dollarizzazione integrale. La Cina vuole l’ascesa del renminbi, non la nascita di un nuovo ordine monetario egualitario.

 

Il limite irrisolto

E qui emerge il paradosso sottolineato da Ferrario: per trasformare il renminbi in valuta globale servirebbe una scelta politica radicale, cioè liberalizzare i movimenti di capitale. Ma ciò per Xi è incompatibile con il controllo interno, che resta la leva primaria di stabilità del regime. Senza apertura reale dei mercati finanziari, l’alternativa cinese al dollaro rimane parziale. L’ascesa procede, ma è confinata dentro perimetri regionali e strumenti specifici. Non una rivoluzione globale, ma una costruzione lenta e selettiva, in un mondo in cui l’ordine monetario tende più a frantumarsi che a sostituirsi.

 

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