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sabato, Marzo 15, 2025
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Abbiamo bisogno di serietà, non di parodie. Vale per la battaglia contro il virus e vale per la questione della omofobia.

Spesso si parla con superficialità, anche quando le circostanze e gli argomenti impongano la scelta del rigore. Il buon esempio è venuto, anche sulla “gestione” della Nota vaticana,  dal Presidente del Consiglio. A Draghi bisogna guardare con fiducia.

 

Francesco Provinciali

 

Di tutte le parole che si dicono, si leggono, si ascoltano sul tema del giorno, vale a dire l’identità sessuale e di genere, il DDL Zan, con particolare riguardo a quanto circola in rete – un universo simbolico e semantico spesso carico di violenza e linguaggi disgustosi, toni accesi e ultimativi – bisognerebbe essere in grado di separare la realtà dalla finzione, le caricature dai vissuti, i bisogni esistenziali dalle costruzioni allegoriche e virtuali.

 

Non è che finito – o quasi – di discettare di pandemia e virus si cambi argomento tanto per trovare il tema prevalente per un’estate tra il serio e il faceto.

 

Troppe persone parlano perché hanno la lingua in bocca, tranciano giudizi, assolvono o condannano con una facilità disarmante, mentre crescono le speculazioni dialettiche, le polarizzazioni, le discriminazioni alle quali siamo abituati nei discorsi da bar: “Chi non è con me è contro di me”. Il tema è serio, esiste non da ieri e va considerato con il dovuto rispetto. La demonizzazione delle opinioni altrui non produci esiti convincenti o risolutivi.

 

Perciò – prima di entrare in medias res – occorre documentarsi per evitare di disquisire a vanvera sulla base di preconcetti, pregiudizi e conclusioni affrettate. Al centro di ogni dibattito c’è la persona: con le sue ricchezze, le sue potenzialità, le sue debolezze, le sue fragilità. Certi discorsi non si fanno in maschera, né si risolvono suonando i fischietti o colorandosi il viso.

 

Si tratta di legiferare su una questione che riguarda molti aspetti e modi di essere e di vivere l’esistenza, in genere si tratta di problematiche intime, personali, che meritano circospezione e umana considerazione. Per questo va preliminarmente puntualizzato insieme alla delicatezza del tema anche il metodo più adatto per affrontarlo. Senza enfatizzare situazioni costruite ad arte e senza minimizzare i disagi e i vissuti di ogni singolo individuo.

 

Avremo modo di ritornare a studiare ed approfondire i molteplici aspetti di una realtà complessa e caleidoscopica, dove gli stessi esperti della psiche umana, la medicina, la pedagogia e perciò la scuola, gli educatori, gli psicologi non hanno una visione univoca.

 

Solo il dialogo e il confronto possono essere le premesse indispensabili per impostare un confronto: avendo la consapevolezza che gli esiti e le scelte produrranno conseguenze che occorre immaginare, prevedere e organizzare perché incideranno in modo determinante nei comportamenti, premesso il riconoscimento costituzionale dei diritti soggettivi di ciascuno.

 

Avverto troppa enfasi che produce ansia e sconcerto. A cominciare dallo stesso Parlamento che dovrà legiferare. Bene ha fatto il Presidente Draghi a rimarcare il principio della laicità dello Stato: forse nessuno lo avrebbe mai messo in discussione, poiché le riserve avanzate dal Vaticano riguardano una materia concordataria. Penso che anche in questo caso la fretta possa essere cattiva consigliera: se si fosse considerato il tema con anticipo, al pari di quanto accaduto in altri Paesi, forse ci sarebbe stato un confronto più pacato.

Polarizzare è il pericolo più incalzante: anche i toni ultimativi fanno male a tutti. Dobbiamo comportarci con serietà e considerare le variabili di una partita difficile, che tocca l’etica, il senso civico, il rispetto dell’essere umano, i convincimenti morali. In gioco c’è il tema dell’identità personale: non è poco, visto che stiamo attraversando un periodo di crisi e di spaesamento, in cui si accentuano le condizioni di precarietà e di solitudine specialmente nella fase critica dell’adolescenza.

 

La vita non è un casting mediatico da giocare su TiK-Tok o nei social, affidando gli orientamenti emotivi agli imbonitori e agli influencer. Serve serietà e questo approccio riguarda tutti, non dobbiamo mai dimenticarlo.