14 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleAdesso al Centro serve un leader di orientamento cattolico popolare

Adesso al Centro serve un leader di orientamento cattolico popolare

Anche per il Centro politico e di governo si pone il tema di una leadership nazionale espressione dell’area cattolico popolare e sociale. Perché il Centro senza cattolici popolari è semplicemente una non presenza.

Dopo il ritorno della destra democratica e di governo, dopo il decollo di una sinistra libertaria, radicale e massimalista, dopo il consolidamento della prassi e della sub cultura populista e qualunquista dei 5 stelle, è del tutto naturale che nel nostro paese decolli anche un Centro politico, riformista, democratico e di governo. Ma questo non per una esigenza geografica o per una rendita di posizione ma, al contrario, per una ragione di ordine squisitamente politica e culturale.

Certo, il Centro non può che essere culturalmente plurale anche se politicamente è sempre più necessario che sia maggiormente caratterizzato. E, al riguardo, una leadership politica cattolico popolare a livello nazionale diventa un elemento quasi fisiologico. E questo non solo perchè nel nostro paese il Centro si è storicamente identificato con l’esperienza, la storia e la cultura del cattolicesimo popolare e sociale. Ma per la semplice ragione che questa cultura e questa sensibilità politica e sociale devono nuovamente essere presenti nella cittadella politica italiana perchè servono al paese e sono utili alla qualità della nostra democrazia. E il luogo e lo spazio politico naturale di questa cultura sono, appunto, il Centro. Un Centro che, com’è altrettanto ovvio, è plurale ma che sotto il profilo del suo progetto politico non può che risentire anche dell’apporto della cultura cattolico popolare e sociale.

Però, per poter caratterizzare con maggior forza l’impronta di questa cultura, la futura formazione politica di Centro deve anche avere una leadership nazionale di matrice cattolico popolare. Che sia donna o uomo non ha nessuna rilevanza. Purché l’elemento politicamente determinante è che questa cultura sia visibile e in grado di contribuire, con altri filoni ideali, a costruire un progetto politico democratico, riformista e di governo. Non è lontanamente pensabile che nel nostro paese, e non in un sistema politico astratto o virtuale, ci sia un Centro inteso come un semplice prolungamento della cultura liberale o repubblicana o tardo azionista. Ovvero, per dirla in altri termini, pensare al Centro solo come ad una sorta di “partito liberale o repubblicano di massa”. Di massa si fa per dire, come ovvio.

Per questi semplici motivi anche il cosiddetto “terzo polo” adesso deve porsi questa domanda. E cioè, non di un leader cattolico popolare alla guida del partito – i leader non si inventano a tavolino ma sono il frutto concreto della battaglia politica sul campo – ma, al contrario, quello di non ripetere esperienze e modelli di un recente passato che difficilmente possono incrociare consensi e adesioni popolari e di massa. È giunto il momento, cioè, di dare una sterzata decisiva al futuro e alla prospettiva di questa scommessa di Centro. L’unico dato che non si può replicare passivamente è quello di pensare che la riscoperta del Centro e la declinazione di una vera ed autentica ‘politica di centro’ possano decollare e consolidarsi proseguendo stancamente quello che è stato il terzo polo” sino ad oggi. È evidente a tutti, del resto, che anche in questo campo politico serve una discontinuità rispetto al passato anche solo recente. Quello che, comunemente, viene definito come un colpo d’ala. Ed è proprio su questo versante che si pone anche il tema di una leadership politica nazionale di un esponente dell’area cattolico popolare e sociale. Più che di una scommessa o di una avventura, si tratta di un investimento politico decisivo e qualificante per riavere un Centro credibile e affidabile nel nostro paese.