Non era un uomo facile, Giorgio Napolitano (29 giugno 1925 – 22 settembre 2023). Era severo, rigoroso, puntiglioso. Non concedeva nulla alla spettacolarità. Seguiva il filo di un disegno e non la tra-ma di una moda. Custodiva la politica e le sue istituzioni dentro lo scrigno di una visione. Che poteva convincere oppure no ma che assai difficilmente si piegava alle circostanze. Faticava a lasciarsi andare alla deriva di una stagione che – da tempo – non era più la sua. Si può discutere su quante di queste sue caratteristiche siano da considerare dei pregi e su quante invece possano appuntarsi delle critiche. Ma egli era, se così posso dire, un uomo tutto d’un pezzo. Convinto che le sue letture fossero un titolo di merito, anche politico. E che la sua lunga esperienza dovesse essere d’aiuto a una classe dirigente che pure non si lasciava più guidare lungo i percorsi di una volta, quelli che la sua generazione aveva appreso in gioventù. Il suo lascito politico in questi giorni è stato sviscerato in lungo e in largo. E il tributo di stima che gli è stato riservato da gran parte delle persone che lo hanno conosciuto è stato accompagnato anche da qualche critica (e da qualche freddezza di troppo che l’attuale maggioranza non gli ha fatto mancare). Personalmente, l’ho votato per il Quirinale e l’ho apprezzato la gran parte delle volte. Ma è ovvio che una figura politica – tanto più quando riveste incarichi così significativi e lungo un arco di tempo così lungo e pieno – si trovi esposta alla controversia. Poiché anche la controversia fa parte del destino di quei leader politici che non passano invano. Fonte: La Voce del Popolo – 28 settembre 2023 [Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia].

La Voce del Popolo | Napolitano: un uomo di un’altra stagione.
Custodiva la politica e le sue istituzioni dentro lo scrigno di una visione. Pensava di aiutare una classe dirigente che pure non si lasciava più guidare lungo i percorsi di una volta.
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