Il convegno di Tempi Nuovi rilancia l’unità del Centro

Non ha senso riscontrare che in Europa si sta insieme e in Italia ci si divide. Anche Tempi Nuovi aderisce al raggruppamento guidato da Macron (Renew Europe). Occorre superare i litigi.

Il convegno di ieri presso la Casa Bonus Pastor del Vicariato di Roma ha conferito un profilo più marcatamente politico a Tempi Nuovi, l’associazione che in pochi mesi, sotto l’impulso di Beppe Fioroni, può vantare una prima definizione organizzativa sul territorio e una capacità d’interlocuzione con il variegato mondo delle formazioni riconducibili all’area di centro. Per dirla in maniera semplice, l’associazione è giunta a quello stadio che si avvicina alla struttura tipica di un partito. Ancora manca il dimensionamento e l’articolazione che permette di identificare una compiuta espressione partitica, con le peculiarità conseguenti. È dunque, senza omettere o aggiungere, la qualificazione più appropriata rimanda alle classiche esperienze della politica pre-partitica, uno stato germinale che reca in sé le potenzialità di uno sviluppo organico, fino alla figura di partito, come pure l’insidia di una regressione per difetto di capacità rappresentativa.Tempi Nuovi ha intanto deciso di aderire al Partito Democratico Europeo, uno dei due pilastri che sorregge, insieme all’Alde, il raggruppamento guidato da Emmanuel Macron. Renew Europe – questo il nome – ha una spiccata vocazione europeistica e concorre, da una posizione di equilibrio tra Socialisti e Popolari, a stabilizzare la convergenza tra le grandi famiglie politiche del continente. Anche Italia Viva e Azione fanno parte di questa aggregazione così importante nel Parlamento di Strasburgo, tanto da autorizzare la domanda attorno alla plausibilità della recente divisione, nel contesto italiano, tra Calenda e Renzi. Sul punto si esercita, non a caso, la pressione dialettica di Tempi Nuovi. Anche alla Bonus Pastor è risuonato l’invito a superare le incomprensioni, abbattendo il muro delle rispettive idiosincrasie. La psicologia sembra inghiottire la politica, con quel che consegue in termini di discredito nel dialogo con la pubblica opinione.Certo, anche i rapporti personali contano e i loro risvolti, quando provocano danno, meritano di non essere banalizzati. Al riguardo, Tempi Nuovi non balla tra l’uno e l’altro dei contendenti, visto che la mediazione, almeno in questa fase, non ha gli artigli per incutere un preliminare rispetto. Fioroni non è l’ambasciatore chiamato a mettere pace, semmai può ambire a tratteggiare una linea di confine tra la legittima rivendicazione delle proprie ragioni e l’abbandono alla rancorosa contestazione, l’uno contro l’altro armato. C’è bisogno di un supplemento di razionalità e compostezza, altrimenti si scivola nel pantano d’infinite recriminazioni a cui l’elettorato riserva istintivamente un giudizio di condanna. Difficile immaginare un esito differente. Ecco perché la pazienza del confronto è l’unica arma a disposizione, se ancora si ha voglia d’investire sulla rimobilitazione dei tanti elettori insoddisfatti dell’Italia polarizzata, dove per troppo tempo la parola “centro” ha patito la stretta di una censura ideologica.