A destra s’ode uno squillo di tromba: Letta dice no al premierato.

Alle parole inequivoche dell’uomo più distaccato e influente di Forza Italia ha fatto seguito una imbarazzata e imbarazzante risposta di Antonio Tajani: non una critica,  quella di Letta, ma solo…un’osservazione teorica.

Sulla riforma costituzionale emerge con il passare dei giorni una difficoltà crescente nella maggioranza di governo. Si rincorrono giudizi che solo in apparenza convergono in direzione del sì al premierato, per un giunta a un premierato che fa acqua da tutte le parti. Eleggere direttamente il capo del governo significa alterare un sistema di equilibri che la Carta contempla in modo preciso e rigoroso. Non basta dire che le nuove norme non intaccano gli articoli riguardanti l’inquilino del Quirinale: lo squilibrio sta evidentemente nella stessa diversa fonte di legittimazione.

“Secondo me la figura del Presidente della Repubblica così com’è disegnata e l’interpretazione così come è stata data dai singoli presidenti nel rispetto della Costituzione, come tutti i costituzionalisti oggi riconoscono, sta bene così: non l’attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate”. Questo è ciò che ha detto Gianni Letta durante un incontro promosso dal “Movimento Progetto Città” a Firenze, intervistato da Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, proprio sulla proposta di riforma che introduce il premierato.

Secondo Letta, la riforma costituzionale presentata dal governo Meloni, ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica, “fatalmente”, perché “la forza che ti deriva dalla investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento, non sta scritto, ma è ovvio che poi nella dialettica chi è investito ha più forza. Oggi abbiamo un presidente felicemente regnante nel suo secondo mandato, che esercita il suo mandato in maniera splendida, perché ha fatto tanto bene a questo paese”.

 

Un giudizio così categorico, formulato da un uomo non abituato a parlare a vanvera, non poteva passare sotto silenzio. Lo stesso Tajani è dovuto intervenire per arginare gli effetti di una presa di posizione tanto esplicita da apparire finanche aggressiva. Dalla Meloni è molto probabile sia venuta la richiesta di una smentita, giunta a tarda serata. “Forza Italia – ha scritto al riguardo il vice Presidente del Consiglio sui social – sostiene convintamente la riforma sul premierato. Non vanno interpretate in direzione contraria alcune frasi di Gianni Letta. Mi ha confermato che le sue parole si riferivano a valutazioni teoriche e non a giudizi sulla riforma”. Dal che si evince che Letta avrebbe fatto teoria, perché in effetti criticare l’impianto della riforma sarebbe un’astrazione puramente intellettuale, non l’avvertenza di un rischio, con tutte le implicazioni politiche, espressamente legato alla investitura diretta del premier. Tajani, con questa uscita, non ha fatto davvero una bella figura.