Si è tenuta la scorsa settimana nella Città dei Sassi una kermesse del tavolo provinciale anticaporalato, presieduta dal Prefetto di Matera Demetrio Martino, per promuovere condizioni di piena legalità nel settore agricolo e arginare il fenomeno della intermediazione illecita.

Nel corso della riunione è stato presentato il “Protocollo d’intesa sperimentale per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura”, realizzato dalla Prefettura per assicurare il reclutamento legale della manodopera potenziando il ruolo strategico del Centro per l’impiego.

Punto fondamentale del sistema, la piattaforma informatica sperimentale, realizzata dall’Arlab e dalla Regione Basilicata, che consentirà, attraverso l’inserimento volontario delle candidature, da parte dei lavoratori disponibili all’assunzione, la creazione di liste pubbliche di aspiranti lavoratori agricoli stagionali.

Il sistema consentirà, altresì, alle imprese e ai lavoratori aderenti di ottenere vantaggi previsti dallo stesso protocollo, relativi ad aspetti correlati all’attività lavorativa quali la sicurezza sul lavoro, la situazione inerente agli alloggi, il trasporto e la formazione.

Alla riunione sono intervenuti i vertici provinciali delle Forze dell’ordine, i rappresentanti del Dipartimento delle Attività produttive della Regione Basilicata, della Provincia di Matera, i Sindaci dei comuni della fascia ionica, l’ispettorato territoriale del Lavoro, l’Inail, l’Inps, l’Arlab Basilicata, l’Asm, nonchè le Associazioni datoriali di categoria e dei lavoratori.

In Italia la cosiddetta economia “non osservata” si stima abbia numeri da capogiro, qualcosa come 208 miliardi di euro, mentre il lavoro irregolare si attesta a 77 miliardi, ovvero il 37,3% del totale.

Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto, i lavoratori a rischio caporalato sono tra i 400 e i 430 mila e, di questi, 132 mila fortemente vulnerabili.

Il lavoro non contrattualizzato insieme al caporalato rappresentano un business che, in Italia, vale ben 4,8 miliardi di euro, mentre 1,8 miliardi vengono dall’evasione contributiva.

Dai dati Inps nel 2017 sono state messe in regola quasi 300.000 persone (il 28% del totale).

Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) dal canto suo rileva che “I lavoratori stranieri in agricoltura (tra regolari e irregolari) sarebbero 405.000, di cui il 16,5% ha un rapporto di occupazione informale (67.000 unità) e il 38,7% ha una retribuzione non sindacale (157.000 unità)”. Un affaire disumano e criminale da stroncare ridando dignità alle persone e al lavoro.