L’Osservatorio del sociologo Ilvo Diamanti ha fornito ieri buone notizie per il Nazareno. Secondo l’ultima rilevazione, pubblicata sulle pagine di “Repubblica”, il Pd è in testa nelle preferenze elettorali degli italiani. Non si tratta, però, di una notizia priva di elementi di criticità. In effetti, il dato riconsegna il partito di Letta a una percentuale, poco sopra il 20 per cento, non combaciante con le ambizioni di una forza politica concepita in origine come architrave di un vasto e articolato schieramento di centro-sinistra. L’autore in questa breve nota mette in evidenza il “problema” di un Pd impigrito nelle sue (limitate) sicurezze, tanto da configurarsi come rifugio della sinistra tradizionale, senza effettive e concrete aperture nei riguardi di un elettorato che intende coniugare in una logica di valorizzazione del centro tanto il progresso, quanto la solidarietà.  

 

Il Pd attuale al 20% fa comodo a tanta gente. 

Un Pd di sinistra chiara e forte, come cerca di essere oggi, appaga le anime belle del centrosinistra, garantisce il ceto politico di riferimento e non crea squilibri nel sistema. 

Un Pd poco caratterizzato sul programma riesce a governare sempre e con tutti, con Conte, con il m5s, con Berlusconi, con Salvini, con la Meloni no perché si è chiamata fuori lei. 

A livello locale riesce a formare coalizioni che spesso vincono.

A livello sociale non ha un particolare blocco di riferimento, tranne i garantiti, pensionati e dipendenti pubblici; e perciò può far finta di parlare con tutti e garantire la pace sociale. 

Riesce benissimo ad amministrare il declino del paese da 15 anni e prima lo facevano bene anche I suoi azionisti di riferimento. 

Chi vorrebbe turbare questo “idillio” ?

Fare un congresso per ricostruire un partito a vocazione maggioritaria, con tutti dentro senza azionisti di riferimento, su posizioni di liberalismo inclusivo o socialismo liberale o popolarismo sociale creerebbe un sacco di problemi. 

A chi conviene?

Converrebbe al paese e alle nuove generazioni ma queste votano poco o ancora non votano. E sui tempi lunghi, come diceva Keynes, saremo tutti morti.

 

(Tratto da una chat di riformisti di Roma, iscritti e non iscritti al Pd)