Diciamo la verità. Franceschini aveva da tempo capito tutto. Il Pd poteva stare assieme al M5s poiché c’erano una base sociale e alcuni valori comuni. Tra l’altro un 20-25% di elettorato Pd, aveva votato alle politiche per il M5s che, da ultimo, aveva dichiarato la sua fede europeista. Camminando insieme, si potevano dunque stemperare alcune punte di populismo grillino. Quello che ci riserva il domani non lo sappiamo. Sappiamo solo che il Conte Due è già partito. Franceschini in questo suo convincimento ricordava forse l’ultimo discorso politico di Aldo Moro tenuto a Benevento. Era il 18 novembre del 1977 e nel corso del suo intervento , Moro ha ancora una volta palesato i suoi convincimenti sulle sintonie politiche che univano Dc e Pci. Specie sulla questione sociale. Pensava, addirittura, che una alleanza sarebbe stata utile ad entrambi i partiti ”…quale che sia la posizione nella quale ci si confronta , qualche cosa rimane di noi negli altri, e degli altri da noi”, aggiungendo – rivolto ai comunisti: “…quello che voi siete noi abbiamo contribuito a farvi essere “ . Mica male per due partiti, feroci nemici per 30 anni. Aldo Moro però non ha mai avuto paura di essere tacciato di incoerenza e di trasformismo. Altri tempi, altri partiti e altri personaggi, si dirà. Giusto. Ma dopo il dibattito di questi giorni alle Camere sulla fiducia al Governo Conte Due , durante il quale il sostantivo coerenza è stato adoperato in senso spregiativo ed offensivo decine di volte, mi sono interrogato sul suo significato politico. Anche per chiarire alcune cose con l’amico Giorgio Merlo che con i suoi occhi rivolti al suo “ Centro Moderato e Popolare Cattolico-Democratico” , ha recentemente pubblicato un articolo su questo quotidiano dal titolo “ Coerenza in Politica “.
Identità e coerenza. Sono andato a spulciare , perché ignoro la linguistica e la glottologia. Nel suo Dizionario Etimologico, Giacomo Devoto chiarisce che il sostantivo coerenza deriva dal latino cohaerentia , che vuol dire attaccato. Mentre Ottorino Pianigiani , altro emerito studioso, spiega che l’aggettivo coerente riguarda una persona “ … che è unita a qualche idea ; anzi che …è unita tenacemente con altra cosa e con altre parti simili “. Tenacemente ? Sì . Usa proprio l’avverbio tenacemente. E aggiunge che in senso figurato una persona coerente è “…colui che non disdice o contraddice sia con i fatti né con parole , a ciò che prima ha affermato o pensato”. Bene. Sin qui ci siamo. Succede però che nel corso del dibattito alle Camere sulla fiducia, oltre alla coerenza sono risuonati decine di volte anche altri due sostantivi : riformismo e riforma. Dal punto di vista politico più interessanti e stimolanti. Ma che fanno a pugni con la coerenza in quanto, se proprio vogliamo, sottintendono l’in-coerenza. Il dare cioè una nuova forma, il formare di nuovo, il correggere qualcosa che era sbagliata, il contraddirsi, ecc. Non ho nessuna intenzione di elogiare l’in-coerenza e il relativismo. Sto tentando solo di fare una valutazione storico-politica della coerenza. Tenendo conto del fatto che la coerenza, nelle questioni temporali, è sempre figlia della storia dell’uomo, che serve sino a quando non si vuole riproporre con tutti i suoi pre-giudizi ed errori, dal momento che va sempre a braccetto con lo “spirito del tempo”. Questo è uno dei motivi per cui siamo costantemente immersi nella crisi di quelle identità rocciose stabilite una volta per tutte e depositate nel congelatore, con cui una supposta in-coerenza trova sempre i suoi terminali polemici. Anche le identità ci aiutano infatti a capire chi siamo e dove andiamo. Succede però che una volta osservate come scatole chiuse a chiave con doppia mandata, in verità ci aiutano poco anche loro. Anzi a volte ci ostacolano. Poiché si tratta di un ripetersi inutile. Di un ritorno inefficace. Spesso causa di grossi se non pericolosi equivoci. Sono tra i tanti che non credono al ritorno del fascismo “…Eterno” . Specie di quello storico depositato sui libri di storia. Quel fascismo se ne andato per sempre. Ma rimango preoccupato quando si tira fuori dalla cantina, il nazionalismo sotto veste di molecolare e autarchico sovranismo. Quando un uomo politico come Salvini con tutto il consenso dei sondaggi che si ritrova, si sente autorizzato a parlare a nome di tutti gli italiani, chiedere pieni poteri, baciare il Rosario, e promette di chiudere a chiave i parlamentari. Sto in pensiero quando si fanno manifestazioni di piazza a Montecitorio contro il Governo in carica, con saluti fascisti e svastiche. E quando quel Parlamento che fu di De Gasperi, Togliatti e Almirante, si trasforma in una curva sud volgare e aggressiva. E’ la coerenza che “addormenta la nostra intelligenza”. Che non ci fa pensare. Che ci tranquillizza. Nel momento in cui risulta chiaro che insistere nel difendere una causa , una idea, una opinione, una precedente scelta, è una scelta sbagliata, nessuna persona ragionevole può accusare di in-coerenza chi abbandona la causa, l’idea, l’opinione e la scelta. Cosa ci può suggerire la coerenza in un mondo del lavoro 4.0 ? E cosa i cambiamenti del mondo globalizzato, connesso e interattivo? Cosa sulle migrazioni ? Sull’ambiente e l’innovazione ? Il cambiare opinioni e idee è dunque per il pensiero unico monolitico, un vero peccato di in-coerenza, verso cui la mistica “cattocomunista” Simone Weil scagliò i suoi strali impolitici invocando discontinuità, pluralismo di opinioni. E auspicando addirittura la soppressione dei partiti politici in quanto li vedeva poco liberi, chiusi e dogmatici. Senza dialettica interna. In una parola : perennemente coerenti.
Trasformismo e incoerenza Alla in-coerenza politica interpretata come machiavellico tornaconto individuale e opportunistico, in linguaggio salviniano come attaccamento alle poltrone, è strettamente legato il trasformismo. Dalla sinistra di De Petris in poi. Un termine con connotazioni negative. Fino ai nostri giorni. Ma sempre inteso come mutazione radicale per interessi e non come conversione per una migliore ricerca del bene di tutti . Come mercato dei voti, e non come “feconda trasformazione” ( De Pretis !). Tra le altre cose riferito sempre alla classe politica e all’ establishment, e mai adoperato per spiegare sino in fondo i cambiamenti repentini e la flessibilità nel voto da parte dell’elettorato e della pubblica opinione. E’ a questo punto che sorge il dubbio che quando si difendono la Costituzione , le libertà, la giustizia e l’eguaglianza, il trasformismo si potrebbe paradossalmente vestire di autentica democrazia perdendo il suo amaro sapore machiavellico. E che la persona , il partito politico …coerenti, quando rivolgono lo sguardo al loro passato, non adoperano bene le risorse che hanno per immaginare e creare futuro. E’ stato Oscar Wilde a ricordarci che al coerente spesso manca la creatività e la fantasia, manca il pensiero e la ragione : “ La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione “ . Che nell’anno del Signore 2019 occorra immaginazione , tanta, non è il caso di dirlo. Mi si lasci allora nella convinzione che quando scompare la coerenza dalla politica , non è vero niente che scompare la politica. Anzi mi viene da pensare che la politica scompare solo quando si è in perenne e costante coerenza e quando si rimane muti e inerti rispetto alla lettura di nuovi segni dei tempi. Che scompare quella politica intesa come continua mediazione dialettica orientata al bene comune E’ compito delle nuove generazioni eliminare definitivamente pregiudizi… coerenti, arroccati alle categorie amico/nemico , che tanti tragici danni hanno recato allorquando hanno semplificato la realtà che per Aldo Moro non era nient’altro che complessità. Da decifrare con coerenza morale, ma , se mi è permesso, con incoerenza storico-politica sino al punto di fargli immaginare un dialogo, e preparare “terze fasi” per incontrare e dialogare con quei comunisti, “nemici” di sempre. L’Europa unita , a cui noi tutti speriamo che sia unita politicamente, è nata solo quando è comparsa l’incoerenza rispetto al passato identitario dei popoli, delle culture e dei costumi Un passato fatto di guerre e di odi nazionali. Di milioni di morti. Oggi ignorato da incolti e incoscienti sovranisti.
S.Paolo e “l’in-coerenza” Se non ci rendiamo consapevoli del fatto che col passare del tempo i nostri pensieri e le stesse nostre idee possono cambiare, la coerenza diventa una gabbia di acciaio dentro la quale ci ritroviamo sempre bambini . E’ Paolo di Tarso a ricordarcelo nel suo inno alla Carità ( Lettera ai Corinti): “ Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino,; ma quando sono diventato uomo , ho smesso le cose da bambino (….)”.