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sabato, 12 Luglio, 2025
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Accordo franco-britannico sul nucleare. Europa più forte?

Londra e Parigi stringono un’alleanza strategica sulla deterrenza atomica. Ma se l’Europa resta solo scenario e non soggetto, chi ne raccoglie davvero il beneficio politico?

Al termine della Conferenza dei Volenterosi sull’Ucraina, ospitata a Londra, il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato un’intesa “storica e importante” con la Francia sul coordinamento delle rispettive capacità nucleari. Si tratta della Northwood Declaration, un documento con cui Londra e Parigi – uniche potenze nucleari dell’Europa continentale – si impegnano a rispondere congiuntamente a qualsiasi “minaccia estrema” contro la sicurezza del continente.

Unintesa a due per difendere il continente

Starmer ha dichiarato che la cooperazione nucleare “sostiene l’Europa e la Nato”, ma ha anche rilanciato un appello affinché il continente faccia di più per la propria difesa collettiva. “Non si tratta solo di aumentare i finanziamenti”, ha detto, “ma di rafforzare la cooperazione e il coordinamento, come stiamo facendo sul piano nucleare”.

Il significato dell’accordo va ben oltre la logica militare. Londra e Parigi riaffermano la centralità della dissuasione strategica in un contesto segnato dal ritorno dei nazionalismi e dalla guerra in Ucraina. La Russia resta la principale potenza atomica del mondo, ma l’intesa tra Regno Unito e Francia rappresenta un segnale chiaro: l’Europa intende contare su se stessa.

Un coordinamento senza cessione di sovranità

È un passo inedito, anche perché la Francia – storicamente gelosa della propria force de frappe autonoma – accetta ora una forma di supervisione comune, pur senza cedere la propria indipendenza operativa. Cuore dell’accordo è la creazione di un Nuclear Steering Group bilaterale, incaricato di guidare la cooperazione politica e militare nel settore.

Le due nazioni si impegnano a intensificare le esercitazioni congiunte, armonizzare le posture strategiche e valutare insieme l’evoluzione tecnologica delle rispettive forze, inclusi i sistemi missilistici a lungo raggio e le applicazioni di intelligenza artificiale.

Non solo deterrenza: un asse più ampio

Il vertice di Londra non ha riguardato solo il nucleare. Starmer e Macron hanno rilanciato l’asse strategico tra Londra e Parigi anche sul fronte della difesa convenzionale, dello sviluppo di tecnologie antidrone, della cooperazione spaziale e della sicurezza energetica. C’è perfino un’intesa-pilota sull’immigrazione, che prevede una sorta di meccanismo “uno dentro, uno fuori”, per gestire in modo condiviso le richieste d’asilo.

Simboli e realtà di una nuova alleanza

In tutto questo, il patto nucleare acquista un valore altamente simbolico. A otto anni dalla Brexit, il Regno Unito rientra di fatto nella cabina di regia europea della sicurezza. Al tempo stesso, la Francia riconosce che la sua leadership continentale ha bisogno di solide alleanze. Insieme, i due Paesi vogliono rafforzare la credibilità strategica dell’Europa, in un’epoca in cui l’ombrello americano potrebbe non essere più garantito.

“La nostra responsabilità è storica”, ha detto Macron. “Siamo più forti insieme”. Con questa dichiarazione, i due leader riaprono il cantiere dell’autonomia strategica europea, partendo dal punto più alto – la deterrenza nucleare – per ricostruire una fiducia politica oggi più che mai necessaria.

UnEuropa che fa da semplice scenario?

Eppure, una domanda resta inevasa: può esserci un autentico rafforzamento europeo se l’Europa resta ai margini dell’intesa, mero contesto geografico e non soggetto politico-istituzionale? A chi spetta, in concreto, l’interpretazione e l’assunzione politica di questa svolta strategica?